Nike1 - Pungitopo

Pungitopo
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NIKE
I Nuovi taschinabili in formato 8,5 x 12
Alberto Savinio
U-TOPIA
RIFLESSIONI SUL NON LUOGO

Due saggi introduttivi, sulla Città del Sole di Campanella e su Utopia di Tommaso Moro.
«L'idea di utopia è essenzialmente moderna. Alla parola "moderna" io do significato di qualità, non di tempo. Moderno è l'uomo che pensa con il cervello proprio, non per ispirazione e autorizzazione di un'autorità religiosa o politica. [...] Finché l'uomo è dominato da forze superiori e oscure, l'idea di una vita migliore risiede in due luoghi egualmente lontanissimi dal presente: nei primordii del mondo e alla fine della vita. Si spiega così l'ottimismo e dei miti cosmogonici, e delle prefigurazioni di vita di là dalla morte. Per l'uomo dominato da forze superiori e oscure, la vita migliore fu e sarà, ma è escluso che sia».

Andrea de Chirico (Atene 1891 - Roma 1952), fratello di Giorgio, sceglierà lo pseudonimo di Alberto Savinio dal 1914. Diplomatosi in pianoforte e composizione, nel 1906 a Monaco studiò contrappunto, e il pensiero di Weininger, Schopenhauer e Nietzsche. Nel 1911 a Parigi conobbe Picasso, Cendrars, Picabia, Cocteau, Jacob e Apollinaire. A Ferrara nel 1915, in contatto con Filippo de Pisis, Carrà, Papini e Soffici, collaborò a "la Voce". Nel 1923 a Roma  fu tra i fondatori della "Compagnia del Teatro dell'Arte", diretta da Pirandello. Dal 1927 al 1934 si trasferì a Parigi per dedicarsi alla pittura; rientrato a Roma, dal 1941 fece parte di un sodalizio con Alvaro, Bontempelli, Debenedetti. Sospettato di antifascismo, nel 1943 fu costretto a nascondersi. Europeista convinto, alla fine del conflitto prosegui l'attività di critico culturale sul "Corriere della Sera".
Molto vasta la sua opera narrativa, saggistica, teatrale, musicale e figurativa.

pp. 64, € 6,00
Maria Ruffo Calcagno
IL FRATELLO

Rare notizie non consentono, a oggi, di tracciare una completa nota bio-bibliografica di Maria Ruffo Calcagno. Nata a Roma il 24 agosto 1865, Maria Stella Righetti nel 1889 sposò don Gioacchino Ruffo Calcagno. Si dilettò di pittura e scultura. Mori a Messina il 15 febbraio 1919.
Il racconto Il fratello, che qui proponiamo, fu pubblicato in "Rassegna Contemporanea" (anno II, agosto 1909), che nel primo `900 ospitò prestigiose firme (Pascoli, Pirandello, Capuana, Ibsen, Tagore, Serao, Onofri, Bontempelli).
Nel 1920 la pubblicazione postuma di una sua silloge poetica, Versi (Tipografia Editrice Romana), a cura del marito e con la prefazione di Giovanni Alfredo Cesareo:
« [...] Fu sempre una solitaria: trascorse gran parte della sua vita nella villa del Cicero, che sorge tra le colline di Patti ed il mare: si chiamò Maria Ruffo [...]. Il garbo semplice, sorridente ed eguale [...], non era se non la maschera asconditrice d'uno spirito agitato e profondo come l'oceano. [...] il suo vero rifugio, il cenobio della sua anima casta e orgogliosa, era la villa del Cicero, [...] dove mescolava la sua anima oscura con l'anima delle cose innocenti e ne la ritraeva tutta fresca di verità e di bellezza ».

pp. 72, € 6,00
George Orwell
ELOGIO DEL ROSPO
E ALTRI SAGGI

«Finché non si è davvero malati, affamati, impauriti, rinchiusi in una prigione o in villaggio turistico, la primavera è primavera. Le bombe atomiche si ammassano nelle fabbriche, la polizia si aggira per le città in cerca di prede, le menzogne straboccano dagli altoparlanti, ma la terra gira ancora attorno al sole e, per quanto lo disapprovino con convinzione, né dittatori né burocrati possono impedirglielo». (George Orwell)

«Orwell è un uomo incalzato dalla Storia. Ed è uno scrittore che sa di non potersi sottrarre alle vicissitudini dell'uomo. Ha vissuto e ha sempre voluto scrivere». (Silvio Perrella)

George Orwell (Motihari, 1903 - Londra, 1950) stato uno scrittore, giornalista, saggista, attivista e critico letterario. Oltre a innumerevoli saggi (quelli qui proposti sono stati scelti da Inside the Whale) ha scritto: Senza un soldo a Parigi e Londra (1933), Giorni in Birmania (1934), La figlia del reverendo (1935), Fiorirà l'aspidistra (1936), La strada di Wigan Pier (1937), Omaggio alla Catalogna (1938), Una boccata d'aria (1939), La fattoria degli animali (1944), 1984 (1948).

pp. 64, € 6,00
Vanni Ronsisvalle
IN PRIMA PERSONA
E ALTRI RACCONTI

«Carattere suo peculiare è un modo ellittico di raccontare, un ammiccare rapido a fatti sottintesi, che il lettore deve completare per conto suo, in un tessuto di vibrazioni, di annotazioni quasi liriche, svelte, non insistite. Ne esce un raccontare di andamento magico, che ondeggia tra realtà e irrealtà, tra verità e supposizione».
Piero Dallamano

Vanni Ronsisvalle (Messina 1931) è autore di romanzi, racconti, poesie, testi teatrali, radiodrammi, inclini all'epica documentaria ed alla rappresentazione poetico/fantastica del mondo.
Documentarista, inviato speciale, ideatore di rubriche di attualità culturali radiotelevisive, realizza in Africa, Asia, Medio Oriente, Stati Uniti, Canada, America Latina, ritratti anticonvenzionali di protagonisti dell'arte, della letteratura, della politica. Per l'Enciclopedia Treccani realizza le monografie su Lorenzo Ghiberti, Paolo Uccello e Beato Angelico.
Collabora, con saggi e racconti, con le più autorevoli testate giornalistiche italiane. Già in catalogo della Pungitopo: Isola vista in sogno da un disegnatore di verdi labirinti nei giardini del re; La Luna, mamma Rai e il Sorriso della Gioconda; Il paradiso degli scrittori; Errata corrige.

pp. 64, € 6,00
Michail Bulgakov
LA CITTA' DI KIEV

Da marzo 1917 (caduta dello zarismo) a giugno 1920 a Kiev si susseguirono il governo sovietico, l'ingresso dei tedeschi alleati col governo nazionalista ucraino, l'avvento del Direttorio ucraino, il ritorno del potere sovietico e dell'Armata rossa, la conquista polacca, la restaurazione definitiva del potere sovietico.

«Non è che Bulgakov non prenda posizione. Attraverso la freschezza del suo stile, la sua ironia, si sente anche il suo sdegno. Bulgakov non è un ideologo, non ha schemi, accetta [...] questa società nuova come speranza e garanzia di una vita più civile, diversa da quella passata. [...] Le pagine di Kiev-gorod, la città di Kiev, [...] rappresentano un "omaggio" alla sua città amata. Vediamo un Bulgakov che riflette i dubbi, gli stupori, le perplessità, le incertezze dell'uomo "comune" di Kiev di fronte alle novità, agli scontri, al così rapido passaggio da un tipo di governo a un altro. Sotto questo aspetto si possono comprendere certi umori o certi pregiudizi (per esempio a proposito della lingua ucraina, e delle insegne ucraine dei negozi). È certo che Bulgakov amò Kiev come la città nativa, come l'antica tana, come la più bella città di tutte le Russie e del mondo».  (Eridano Bazzarelli)

Michail Afanas'evib Bulgàkov (Kiev 1891 - Mosca 1940), considerato uno dei maggiori romanzieri del Novecento, ha scritto romanzi e racconti (Appunti sui polsini, La guardia bianca, Diavoleide, Cuore di cane, Uova fatali, Le avventure di Cicikov, I racconti di un giovane medico, Morfina, Romanzo teatrale, Il maestro e Margherita), di teatro (L'appartamento di Zoja, I giorni dei Turbin. La corsa, La cabala dei bigotti, Adamo ed Eva, Beatitudine, Ivan Vasil'evic Don Chisciotte, Gli ultimi giorni, L'isola purpurea, La corona rossa) e un romanzo teatrale (Le memorie di un defunto).

pp. 56, € 6,00
Giambattista Basile
PETROSINELLA e altre fiabe
«L'Italia possiede nel Cunto de li cunti o Pentamerone del Basile il più antico, il più ricco e il più artistico fra tutti i libri di fiabe popolari; com'è giudizio concorde dei critici stranieri convertitori di questa materia [...]. Eppure l'Italia è come se non possedesse quel libro, perché, scritto in un antico e non facile dialetto, è noto solo di titolo, e quasi nessuno più lo legge [...]. Basile (...) diè per titolo Lo Cunto de lì cunti overo lo trattenemiento de' peccerille, il che non voleva dire [...] che fosse composto per bambini. Era, per contrario, composto per uomini, e per uomini letterati ed esperti e navigati, che sapevano intendere e gustare le cose complicate e ingegnose. [..] Nel 1892 ne intrapresi una nuova e più genuina edizione, [...] e io mi udii dire (...] che non riuscivano a intendere o a leggere quel testo con qualche facilità. [...] Ed ecco per quale ragione io [...] ho pensato che convenisse invece ridurlo a forma italiana, come finora non era stato fatto. [...) A me importa che (i lettori) siano d'accordo ora con me nel leggere il libro del Basile semplicemente come opera d'arte».

BENEDETTO CROCE, dal Discorso del 18 dicembre 1924 su Giambattista Basite e l'elaborazione artistica delle fiabe popolari.

Giambattista Basile (Napoli, 1583 - Giugliano in Campania, 1632), letterato, scrittore e funzionario pubblico di epoca barocca, primo a utilizzare la fiaba come forma di espressione popolare.
Dopo una produzione letteraria in odi e composizioni di argomento cortigiano, dettate dalle circostanze e dalla moda barocca, scrisse le sue principali opere, uscite ambedue postume: Le Muse napolitane, nel 1635, «vivacissimi quadri di costume popolano»; e negli anni 1634-1636, il suo capolavoro,Lo Cunto de lì cunti overo lo trattenemiento de' peccerille un «pentamerone» di cinquanta fiabe in dialetto napoletano, qui curate e tradotte in italiano da Benedetto Croce. Fra esse le prime versioni europee di Raperonzolo, Cenerentola, Pollicino, Il Gatto con gli stivali ed altre ancora.

pp. 72, € 6,00
Alberto Savinio
WALDE«MARE» e altri racconti

«Tanto poco chiaramente noi conosciamo anche quello che generiamo noi stessi, ed esprimiamo dalla nostra anima, e formiamo con le nostre mani. Così almeno avviene a me. [...] E per questo felice stupore, per questo loro presentarsi inaspettate e nuove, per questo venirmi incontro da un altro mondo, che prima di farsi amare da altri le mie opere si fanno amare da me; prima di divertire altri esse divertono me; prima che ad altri esse dicono a me che nel buio quale dietro di me si richiude esse rimangono ferme e formate di un fosforo immortale».

Andrea de Chirico (Atene 1891 - Roma 1952), fratello di Giorgio, sceglierà lo pseudonimo di Alberto Savinio dal 1914. Diplomatosi in pianoforte e composizione, nel 1906 a Monaco studiò contrappunto, e il pensiero di Weininger, Schopenhauer e Nietzsche. Nel 1911 a Parigi conobbe Picasso, Cendrars, Picabia, Cocteau, Jacob e Apollinaire. A Ferrara nel 1915, in contatto con Filippo de Pisis, Carrà, Papini e Soffici, collaborò a "la Voce". Nel 1923 a Roma  fu tra i fondatori della "Compagnia del Teatro dell'Arte", diretta da Pirandello. Dal 1927 al 1934 si trasferì a Parigi per dedicarsi alla pittura; rientrato a Roma, dal 1941 fece parte di un sodalizio con Alvaro, Bontempelli, Debenedetti. Sospettato di antifascismo, nel 1943 fu costretto a nascondersi. Europeista convinto, alla fine del conflitto prosegui l'attività di critico culturale sul "Corriere della Sera".
Molto vasta la sua opera narrativa, saggistica, teatrale, musicale e figurativa.

pp. 80, € 6,00
Antonia Pozzi
ACQUA ALPINA, poesie 1929-1933

La montagna è stata per la Pozzi Io scenario privilegiato nel quale riporre le note salienti del suo alto lavoro poetico. In questa prima selezione, Ic poesie della Pozzi, ispirate e scritte dal 1929 al 1933 prevalentemente a Pasturo, sua sede prediletta, sono segnate da una cadenza temporale talmente assidua, da conferire ai singoli componimenti un sublime intimismo diaristico.

Antonia Pozzi (Milano, 1912-1938), figlia di un importante avvocato milanese e della contessa l.ina Lavagna Sangiuliani, scrive le prime poesie ancora adolescente. Studia nel liceo classico Manzoni di Milano, e nel 1930 si iscrive alla facoltà di filologia dell'Università statale, frequentando coetanei quali Vittorio Sereni. Enzo Paci, Luciano Anceschi. Remo Cantoni, e segue le lezioni del germanista Vincenzo  Errante e del docente di estetica Antonio Banfi, col quale si laurea nel 1935. Coltiva, tra i suoi tanti interessi culturali, la fotografia: progetta un romanzo storico sulla Lombardia; studia il tedesco. il francese e l'inglese; viaggia in Italia, in Francia, Austria, Germania e Inghilterra, ma il suo luogo prediletto è la settecentesca villa di famiglia a Pasturo, in provincia di Lecco, dove si trova la sua biblioteca e dove studia e scrive. Quando le leggi razziali del 1938 colpirono alcuni dei suoi amici più cari, prima di togliersi la vita nel prato antistante l'abbazia di Chiaravalle, scrisse a Sereni «forse l'età delle parole é finita per sempre».

pp. 72, € 6,00
Antonia Pozzi
LE MONTAGNE, poesie 1933-1937

Le montagne (tema che ha guidato nuovamente la nostra scelta, dopo la pubblicazione di Acqua alpina, sue poesie del 1927-1933 di stessa ispirazione) sono state per la Pozzi lo scenario privilegiato nel quale riporre le note salienti del suo alto lavoro poetico. Ispirate e scritte dal 1933 al 1937 prevalentemente a Pasturo, sua sede prediletta, le sue pagine sono segnate da una cadenza temporale talmente assidua, da conferire ai singoli componimenti un andamento diaristico straordinariamente intimo.

Antonia Pozzi (Milano, 1912-1938), figlia di un importante avvocato milanese e della contessa l.ina Lavagna Sangiuliani, scrive le prime poesie ancora adolescente. Studia nel liceo classico Manzoni di Milano, e nel 1930 si iscrive alla facoltà di filologia dell'Università statale, frequentando coetanei quali Vittorio Sereni. Enzo Paci, Luciano Anceschi. Remo Cantoni, e segue le lezioni del germanista Vincenzo  Errante e del docente di estetica Antonio Banfi, col quale si laurea nel 1935. Coltiva, tra i suoi tanti interessi culturali, la fotografia: progetta un romanzo storico sulla Lombardia; studia il tedesco. il francese e l'inglese; viaggia in Italia, in Francia, Austria, Germania e Inghilterra, ma il suo luogo prediletto è la settecentesca villa di famiglia a Pasturo, in provincia di Lecco, dove si trova la sua biblioteca e dove studia e scrive. Quando le leggi razziali del 1938 colpirono alcuni dei suoi amici più cari, prima di togliersi la vita nel prato antistante l'abbazia di Chiaravalle, scrisse a Sereni «forse l'età delle parole é finita per sempre».

pp. 80, € 6,00
Antonia Pozzi
POESIE D'AMORE

Da una stagione poetica molto breve (la Pozzi muore suicida ad appena 26 anni) ma altrettanto ricca ed intensa, abbiamo scelto le sue poesie d’amore.

Antonia Pozzi (Milano, 1912-1938), figlia di un importante avvocato milanese e della contessa Lina Cavagna Sangiuliani, scrive le prime poesie ancora adolescente. Studia nel liceo classico Manzoni di Milano, e nel 1930 si iscrive alla facoltà di filologia dell’Università statale, frequentando coetanei quali Vittorio Sereni, Enzo Paci, Luciano Anceschi, Remo Cantoni, e segue le lezioni del germanista Vincenzo Errante e del docente di estetica Antonio Banfi, col quale si laurea nel 1935. Coltiva, tra i suoi tanti interessi culturali, la fotografia; progetta un romanzo storico sulla Lombardia; studia il tedesco, il francese e l’inglese; viaggia in Italia, in Francia, Austria, Germania e Inghilterra, ma il suo luogo prediletto è la settecentesca villa di famiglia a Pasturo, in provincia di Lecco, dove si trova la sua biblioteca e dove studia e scrive. Quando le leggi razziali del 1938 colpirono alcuni dei suoi amici più cari, prima di togliersi la vita nel prato antistante l’abbazia di Chiaravalle, scrisse a Sereni «forse l’età delle parole è finita per sempre».

pp. 88, € 5,00
Cesare Pavese
CASA AL MARE e altri racconti

Pavese e il mare.
Un mare remoto e slavato, che ancor oggi vaneggia dietro ogni mia malinconia.

Al di là delle gialle colline c'è il mare, al di là delle nubi. Ma giornate tremende di colline ondeggianti e crepitanti nel cielo si frammettono prima del mare.


Cesare Pavese (Santo Stefano Belbo 1908 - Torino 1950).

pp. 72, € 5,00
Cesare Pavese
SOGNI AL CAMPO e altri racconti

Nella storia della nostra letteratura Cesare Pavese può venire avvicinato [...] alla famiglia di quegli spiriti inquieti e religiosi i quali, proprio per non aver risolto in alcun modo i loro problemi, li hanno più degli altri sofferti e comunicati.
Geno Pampaloni

Cesare Pavese (Santo Stefano Belbo 1908 - Torino 1950).

pp. 88, € 5,00
Maria Savi Lopez
LE SIRENE E IL NUOTATORE

«Fin da secoli lontani apparvero sulla spuma delle onde, fra la solitudine o sulle spiagge ridenti, le figlie del mare, colle chiome d'oro o verdi come lo smeraldo, cogli occhi lucenti, colle ale bianche e la voce armoniosa, che prometteva ogni felicità ai marinai affascinati». Perfide, belle, ammaliatrici figlie del mare, le sirene atterrirono i marinai di tutti i mari. Chiamate dai Tedeschi Meerfrau, dai Danesi Moremund, dagl'Islandesi Margyr, dai Bretoni Marie Morgan, dagli Olandesi Zee-wjf, dagli Svedesi Sjotzold, dagli Anglosassoni Merewif, dagli Irlandesi Merrow, dagl'Islandesi Haff-fru, Xanas nelle Asturie.

«La bella leggenda marinaresca di Cola o Nicola Pesce, della quale si conserva ancora viva memoria sulle nostre spiagge meridionali, fu detta di origine italiana; ma oso quasi affermare che invece la sua origine è molto lontana da noi, come avviene così spesso quando troviamo diffusa in mezzo al popolo ed in paesi diversi la stessa leggenda, la stessa novella popolare con molte varianti.»
M. Savi-Lopez

Maria Savi Lopez (Napoli, 1846-1940) musicista, poetessa, insegnante, ma soprattutto studiosa di folklore e di leggende e tradizioni popolari. La sua amplissima produzione fu legata al tema del viaggio immaginario e ai libri per l'infanzia.

pp. 88, € 5,00
CIURI D'AMURI
Fiori siciliani

«Dal punto di vista della struttura i canti popolari si manifestano in svariate forme che assumono le denominazioni di Canzuni, Ciuri, Arii, Diesilli, Orazioni, Storii, Ninni, Nnimini. [...] Il canto a ciuri è uno stornello a due o tre versi; anche in questo caso, per lo più, il tema del componimento è d'amore, ma spesso il canto a ciuri viene utilizzato in canti carnascialeschi. [...] Ogni strofa è solitamente composta da tre versi: il primo verso è un quinario, e generalmente contiene l'invocazione ad un fiore; gli altri due sono endecasillabi, di cui il primo è in consonanza ed il secondo in rima col verso d'apertura. In genere questo tipo di componimento viene accompagnato da musica o cantato. [...]
Le cotogne rappresentano amarezze, disinganni [...] dispiaceri amarissimi. Cutugnu, mela cotogna, figuratamente arnarezza, interno od occulto rammarico, dispiacere. Nell'antica Grecia la mela cotogna era invece simbolo di fecondità e la si dava da mangiare alla promessa sposa prima di venir chiusa insieme al marito».
(Raffaele Messina, Musica, canto e poesia popolare in Sicilia)

pp. 72, € 5,00
Nino Savarese
MEMORIE INUTILI E CONGEDI

Come Allegorie e pensieri, già riproposto in questa collana, Memorie inutili e Congedi proviene dalla sistemazione degli scritti di Savarese operata da Falqui nel 1962 (Goccia sulla pietra e altre operette, Sciascia 1962), seguendo una selezione operata dallo stesso scrittore. Il libretto, pubblicato nel 1937 (anno in cui un grande intenditore come Gargiulo aveva individuato la qualità del precedente I fatti di Petra), fu recensito dal giovane ma già infallibile Gianfranco Contini, che con sicurezza coglieva («implacabile unicità di accento» di quella «fermezza assorta di disegno infantile»: Savarese raggiunge una equidistanza («di commozione o non commozione») dalle cose che è la cifra stilistica di una «vita tutta incapsulata in morte: e quella possibilità di fare un gesto, sporgere una mano, mandare un grido, senza distruggere o alterare niente». Questi movimenti si offrono qui al lettore che cerca un'emozione non divertita né consolatoria.

Nino Savarese (Enna, 1882 - Roma, 1945) è stato un romanziere di fama nazionale, e uno dei principali scrittori che, durante il ventennio fascista, interpretò la realtà con una prosa rondesca e in chiave lirica. Fra i suoi numerosi romanzi: L'altipiano (1915), Ricordi di strada (1922), Gatteria (1925), Malagigi (1929), Storia di un brigante (1931), Rossomanno (1935), I fatti di Petra (1937). Nel 1940 pubblicò Cose d'Italia, (raccolta di articoli giornalistici), e nel 1945 Cronachetta siciliana dell'estate 1943 (diario dello sbarco in Sicilia delle truppe americane).

pp. 88, € 5,00
Francis Marion Crawford
LA CUCCETTA SUPERIORE

The Upper Berth (1886) è, nel genere "horror", insieme a Uomo a mare (già pubblicato in questa collana) uno dei più bei racconti del terrore e del terrore-marinaro dell'Ottocento.


Francis Marion Crawford (Forte del Marmi 1854 - Sorrento 1909), fu poliglotta, studioso di filosofie orientali, uomo di mare e scrittore. Ricordiamo i romanzi Mr. Isaac (1882), Dr. Claudius (1883), Roman Singer (1884), La strega di Praga e The Novel (1893), The White Sister (1909).

pp. 64, € 5,00
Carlo Porta
LA NINETTA DEL VERZEE
premessa di Giuseppe Faso

La Ninetta del Verzee (1814), sfogo risentito ma non patetico di una giovane popolana ridotta a fare la prostituta, è ora considerato il capolavoro di Porta, ma ha fatto fatica a superare le barriere di una serie di censure di volta in volta commisurate ai tempi delle nostre ipocrisie morali e sociali. Proprio queste censure ce la restituiscono oggi come una inesaurita novità, dettata da un'urgenza comunicativa e un rigore stilistico senza pari. Il testo di Porta, con la sua «lucidità spietata e dolente» (Arbasino), è rimasto estraneo alla costruzione di una Milano capitale morale e poi a quella, più recente e catastrofica, di una Milano da bere. Per questo esso va rivisitato oggi, in una Milano ferita: per riascoltare la voce di ferite originarie non sanate e perciò presenti a chi non scambia l'esperienza con la monetina dell'attualità.

Carlo Porta (Milano. 1775-1821) è il maggior narratore italiano in versi degli ultimi due secoli. Di formazione illuministica. colse l'ipocrisia e la bigotteria della società contemporanea e partecipò al più significativo rinnovamento della nostra cultura, nella Milano dei primi vent'anni dell'ottocento, letto e amato da Stendhal, Grossi, Berchet, Visconti e soprattutto Manzoni. Di quella Milano Porta colse la ricchezza civile e la tensione morale, e ne seppe sfruttare la duttilità e la teatralità comica del dialetto, la cui dignità formale gli permise di dar voce a rivendicazioni di dignità umana rimaste fino ad allora senza ascolto. Tra i risultati più straordinari, / desgrazzi de Giovannin Bongee (1812), Olter desgrazzi de Giovannin Bongee (1814). El lament del Marchionn di gamb avert (1816), tutte storie in prima persona di «genti meccaniche e di piccol affare».
pp. 104, € 5,00
Paolo Lingueglia
PICCOLO CABOTAGGIO e altri racconti marinareschi

«L'uomo ama il mare perchè è infinito, perchè sono infiniti tutt'e due, son fatti per intendersi. [...] Ma non amo il mare dei grandi porti, limaccioso e riboccante di fetidi detriti, non il mare delle stazioni balnearie, ove la folla frivola o corrotta che vi si affolla, è incapace di comprendere la poesia delle burrasche e delle bonacce, dei sussurri e dei muggiti, no; invece amo, e tanto tanto, il mare infinito, profondo, frastagliamenti delle coste dove gorgoglia con note stranamente musicali, il vecchio mare.[...] Ma questi sono pensieri e sentimenti solenni, da giorni di festa, che non si possono perciò adoperare tutti i tempi e in tutti i luoghi; ci sono in mare e in riva ad esso altri spettacoli, si sentono tante voci che dilettano colla loro freschezza, colla loro spontaneità. Anime di pescatori temprate alla vita di bordo, semplici come di ragazzi, rozze ma sane; fisonomie abbronzate e pur belle di capitani, di nostromi, di mozzi, tutto un popolo poco ciarliero, poco espansivo, dal tratto risoluto e secco, come solo, tra parentesi, voi trovate nei suoi villaggi, ma che viceversa trovereste in tutte le quattro parti della terra e in tutti i mari. Costoro sono figli del mare, e l'amore che questo ispira comprende anch'essi».

Paolo Lingueglia nacque nel 1869 a San Lorenzo al Mare, in provincia di Imperia. Trascorse nel paese la sua infanzia e, a seguito della scelta religiosa (fu sacerdote salesiano), lasciò il borgo, e per trentun anni diresse istituti educativi (Ferrara, Parma, Alassio, Faenza, La Spezia).
Scrittore sensibile e di vasta cultura, conosciuto e lodato da Benedetto Croce, scrisse e pubblicò diversi testi a carattere religioso, ma anche tanti racconti (qui una selezione dei Racconti marinareschi pubblicati nel 1909), ispirati alla vita del suo paese di mare. Mori a Parma nel 1934.

pp. 104, € 5,00
Rosa Luxenburg
SONJUSCKA MIO PASSEROTTO

Qui si ricorda, testimoniata da Vanni Ronsisvalle, Karl Kraus, Bertold Brecht, Ignazio Silone, Dacia Maraini, Paul Celan, Antonio Prete, Hannah Arendt e Bianca Navarria, una lettera di Rosa Luxemburg che non va dimenticata, pre-testo per documentare un fatto, una storia della Storia che, spogliata dell'occasionalità delle celebrazioni, è bene che rimanga nostra: l'eccidio di una vittima così tragicamente immolata agli ismi del Novecento.

Rosa Luxemburg (Zamok, 1871- Berlino, 1919), filosofa, economista, politica e rivoluzionaria polacca naturalizzata tedesca, fu teorica del socialismo rivoluzionario in Germania. Esponente di spicco del Partito Socialdemocratico Tedesco, in seguito si contrappose alle più moderate posizioni riformiste e fondò con Karl Liebknecht la Lega di Spartaco. Insieme presero parte alla "Rivolta di gennaio" del 1919, e alla Sollevazione spartachista soffocata nella violenza dai Freikorps, gruppi paramilitari agli ordini del governo socialdemocratico, che li rapirono e li assassinarono.

pp. 80, € 5,00
Erskine Caldwell
FOLLIA DI MEZZA ESTATE e altri racconti

Follia di mezza estate, Ladro di cavalli, Candy-Man Beechum, Giorno di paga sul fiume Savennah, Pomeriggio di sabato, Il matrimonio di Marjorie. Una scelta di racconti di Caldwel che propone un'inquadratura diretta ed esaustiva della complessa e dura civiltà statunitense del primo Novecento.

Erskine Caldwell (White Oak, I 903-Paradise Valley, 1987) ispirò la sua vasta produzione letteraria alle sue esperienze tra i lavoratori comuni. Con stile semplice e diretto scrisse libri che lodavano la vita di chi era meno fortunato. I primi due ad essere pubblicati furono Bastard (di cui fu subito vietata la diffusione) e Poor Fool. Ma i romanzi che gli diedero la fama furono La via del tabacco (che subito gli costò l'arresto e il sequestro delle copie) e Il piccolo campo. Negli anni Trenta lavorò alla stesura di You Have Seen Their Faces, sulla condizione della gente del sud durante la Grande depressione. Corrispondente di guerra in Ucraina, rientò negli Stati Uniti per i terribili intrighi del regime stalinista. Stabilitosi a San Francisco, viaggiò molto, portando con sé numerose agende di appunti, oggi conservate alla casa-museo a lui dedicata.

pp. 96, € 5,00
Beniamino Joppolo
GLI ALBERI DI ALBERTO

«Un particolare modo di proseguire sulla strada del nuovo soggettivismo dei primi decenni del [XX] secolo, del nuovo rapporto tra realtà e coscienza, in una serie di implicazioni, e si potrebbe dire di complicità, del dentro col fuori e viceversa, in uno scambio continuo e originale tra tensioni conoscitive, motivazioni esistenziali e istanze societarie».
Natale Tedesco


pp. 96, € 5,00
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