POESIA
Paolo De Martin
IL CANTO DEL LUPO
La Poesia raccoglie le sensazioni, le gioie ed emozioni che mi crescono dentro ogni giorno, qui e ora:
«Seguiamo il fiume d'ambra e di bronzo che scorre gorgogliando nel suo letto con frequenti cascate, tra schiuma bianca come neve. Attraversiamo il canyon volando: le montagne sono ovunque, non solo su entrambi i lati, ma anche — almeno in apparenza, finché non ci avviciniamo — proprio di fronte a noi.
«A ogni metro il lampo di un paesaggio nuovo, e ogni lampo è una sfida a qualsiasi descrizione: abbarbicati sui fianchi rocciosi, che scendono ripidi, quasi perpendicolari, ci sono pini, cedri, abeti rossi, cespugli scarlatti di sommacco, chiazze d'erba selvatica...ma su tutto dominano queste torri di roccia, roccia, roccia, intinte nelle più delicate sfumature di colore, e sopra ancora il limpido cielo d'autunno. Nuove sensazioni, nuove gioie sembrano crescere dentro di me».
Walt Whitman
Paolo De Martin (Brunico, 1958) è architetto. Al suo attivo la pubblicazione di raccolte di poesie (Triglifi, Firenze libri, 1998; Mare rovescio, Cesati, 2002).
Sue poesie hanno ottenuto diversi premi e riconoscimenti, anche internazionali, e sono state recensite su "La Stampa" e il "Corriere della Sera". Hanno scritto di lui Maurizio Cucchi, Giuseppe Pontiggia, Gianni D'Elia, Franco Loi, Natale Tedesco, Luca Mastrantonio.
formato 12 x 17 - pp. 176, € 17,00
Saverio Vasta
L'ABBOCCO DELLA LUCE
All'atto stesso della nascita siamo consegnati alla luce, anche per metafora. E la luce, nelle sue forme e negazioni, è una presenza costante in questa silloge: la luce a cui tendiamo per istinto, che illumina e riscalda, abbaglia e distorce, che è discrimine tra esserci e non esserci, svelare e celare la realtà.
In questa attrazione, fascinosa e fatale, carica di incognite e di possibilità, sta il sottile filo rosso di una poesia in cui il tono si fa più piano e riflessivo quasi a far decantare la parola all'interno del verso. (S.V.)
Saverio Vasta è nato a Messina nel 1977. Giornalista, vive e lavora a Roma. Ha pubblicato due raccolte di versi: Lo spergiuro del gallo (Maremmi, 2008) e Il posto delle cose (Pungitopo, 2011).
formato 12 x 17 - pp. 64, € 9,00
Beniamino Biondi
CAMPI DI CICUTA
poesie (2005-2017)
Campi di cicuta raccoglie tutte le poesie che Beniamino Biondi ha pubblicato dal 2005 al 2017. Nato dall'esigenza di dare un ordine definitivo a lunghe stagioni di scrittura, il libro si pone come una ricognizione documentaria sotto il segno — per citare Emilio Isgrò — della impenetrabilità della poesia, lasciando inalterati un rigoroso frammentismo ed esperienze di lettura non convenzionali. Con la prefazione di Fernando Arrabal, il volume propone un'appendice di contributi critici che si riferiscono alle edizioni originali, privilegiando un discorso più propriamente nei termini dell'analisi semantica e testuale.
Beniamino Biondi è scrittore e poeta. Autore di numerosi volumi di scrittura creativa e saggistica, con testi di riferimento nel campo della cinematografia giapponese, si interessa di ricerche sulle culture tradizionali e sulla letteratura siciliana minore. Ordinario di Storia Contemporanea presso la Facoltà di Mediazione Linguistica e Culturale, dirige Le Fabbriche, sede stabile della Fondazione Orestiadi ad Agrigento.
formato 12 x 17 - pp. 280, € 23,00
Francesco Siciliano Mangone
ELLISSI DI URANO
Versi in atto
In Ellissi di Urano il dio arcaico è das kapital: il destino nostro che si ripete. L'orizzonte temporale delle poesie va dagli ultimi anni '40 all'oggi, dove a mostrarsi è quella "alterità sorgente" che irriducibile accompagna le forme del dominio. I versi corrispondono alla "memoria del futuro" di quegli anni che, essendo l'attualità d'allora, si compie nel presente in tragica insoluta ripetizione: l'irrazionalismo diffuso, le guerre, il fascismo in una nuova fattura tecno-biologica.
Francesco Siciliano Mangone è nato e vive a Trebisacce, cittadina sullo Jonio cosentino; ha insegnato Lingua e letteratura inglese nei licei. Nel tempo ha pubblicato silloge di poesie; un saggio di critica letteraria; un testo teatrale. Romanzi: Schnellboot S-57. Jonion. 1961, le vacche di Fanfani. Il maestro illecito. La spazzola dell'ingegnere. Libri di versi: L'imperfetto ritrarsi, Marmi, 2003. Per Pungitopo editrice; Misura Minore, 2016. Partizione - del visibile del dicibile, 2021. Il silenzio della terra, 2021, Riscritture, 2022.
formato 12 x 17 - pp. 80, € 10,00
Francesco Siciliano Mangone
RISCRITTURE
Versi in atto
Riscritture sono "versi in atto", campi in tensione che mimano testi, eventi. In Soluzioni per machina sono commiste movenze poetiche e del teatro, collocando al centro d'ogni soluzione la dinamica dialettica dei concetti e delle immagini, della storia e della cultura che ci fanno quale destino.
Si propone lo squademamento del soggetto lirico situandolo ai crocevia di plurimi piani e approcci possibili. Questa scrittura in versi guarda al lavoro di B. Brecht, al suo teatro epico con l'intento di realizzare anche in poesia una forma soggettiva e collettiva di veggenza, forza un modo di abitare il linguaggio che non si limiti a descrivere la realtà per come la si riceve, ma riscrivendola per mutarne il verso: «non così — ma così».
Recensione di Mario Pezzella - Il manifesto, 11-05-2023
Francesco Siciliano Mangone è nato e vive a Trebisacce, cittadina sullo Jonio cosentino; ha insegnato Lingua e letteratura inglese nei licei. Nel tempo ha pubblicato silloge di poesie; un saggio di critica letteraria; un testo teatrale. Romanzi: Schnellboot S-57. Jonion. 1961, le vacche di Fanfani. Il maestro illecito. La spazzola dell'ingegnere. Libri di versi: L'imperfetto ritrarsi, Marmi, 2003. Per Pungitopo editrice; Misura Minore, 2016. Partizione - del visibile del dicibile, 2021. Il silenzio della terra, 2021.
formato 12 x 17 - pp. 80, € 10,00
Andrea Genovese
IDILLI DI MILANO (2013-2016)
Andrea Genovese (di cui la nostra casa editrice ha appena pubblicato gli Idilli di Messina) ha vissuto nel capoluogo lombardo gli anni di "piombo" dal 1960 al 1980. Segretario di una importante sezione "operaia" del Partito Comunista, vi ha conosciuto dirigenti politici come Longo, Pajetta, Napolitano, Berlinguer. Amico di poeti come Bartolo Cattafi e Gilberto Finzi, stimato da Giansiro Ferrata (il celebre critico di Solaria, il primo direttore de I Meridiani di Mondadori), da Vanni Scheiwiller (che ha pubblicato due sue raccolte di poesia), da Davide Lajolo e Sebastiano Grasso (che l'hanno chiamato a collaborare per diversi anni rispettivamente a Vie nuove e alla pagina Arte del Corriere della Sera) e tanti altri, nulla o poco gli è sfuggito di uno dei più tragici periodi della nostra storia nazionale, che a Meneghinopoli — come lui ha battezzato la Mediolanum di Bonvesin de la Riva — ha conosciuto gli episodi forse più sanguinosi, dall'attentato alla Banca dell'Agricoltura all'assassinio di Tobagi. O degli eventi artistici, dai recitals di Svampa, Jannacci e Della Mea al teatro di Strehler e Dario Fo. Tra il 2013 e il 2016, ormai trasferito in Francia (e diventato poeta, romanziere e drammaturgo anche in lingua francese), la sua vita milanese — strade, piazze. edifici, eventi politici e culturali, personaggi noti o anonimi compagni di lotte — è tornata a rivivere nella sua memoria in questa raccolta poetica la cui originalità in rapporto a quanto può essere stato scritto degli anni "terribili", balza subito agli occhi: per la fluidità inventiva dello stile che non disdegna la rima nella più pura (e impura) nostra tradizione poetica per la distanziazione ora grave ora ironica, per l'impegno etico e storico che s'avvampa e si trascende in una lirica accorata e virile.
Il poeta latino Ennio diceva di sé che possedeva tria corda (il latino, il greco e il dialetto osco): era cioè il prodotto di tre civiltà. Andrea Genovese, è scrittore in italiano, francese e siciliano. Nato a Messina nel 1937, e terminati gli studi classici, si è trasferito a Milano, dove ha vissuto fino al 1980 svolgendovi un’intensa attività politica e sindacale e dirigendo un periodico aziendale, Dimensione Uomo, il cui inserto letterario resta a testimoniare un grande coraggio intellettuale. Ha collaborato a varie riviste e giornali, tra cui “Il Ponte”, “Vie Nuove”, “Uomini e Libri”, “La Nuova Rivista Europea”, “Sintesi”, “Centonove”, “La Gazzetta di Mantova”. Numerose le riviste in Italia e all’estero, che hanno pubblicato suoi testi poetici. Prima del trasferimento in Francia, dove risiede dal 1981, ha pubblicato diverse raccolte di poesie (tra cui Bestidiario e Mitosi da Scheiwiller e Nugae da Pungitopo), due raccolte in dialetto messinese (Ristrittizzi, Premio Vann’Antò, e Tinnirizzi, Premio Città di Marino) e due romanzi da Pungitopo, tra cui Mezzaluna con falcone e martello, tradotto e pubblicato anche in Francia. Tra il 2006 e il 2010 l’editore Intilla ha pubblicato tre suoi romanzi autobiografici: Falce marina, L’anfiteatro di Nettuno e Lo specchio di Morgana. In Francia ha fondato “Belvedere”, una piccola rivista anticonformista d’attualità politica e culturale, e pubblicato quattro raccolte di poesie scritte in francese. Scritti in francese sono pure i suoi quindici lavori teatrali, quasi tutti messi in scena. Una commedia è anche stata radiodiffusa dalla prestigiosa France Culture. Molti suoi libri italiani e francesi sono in catalogo alla Biblioteca Nazionale di Francia. Nel 2018 presso Maurice Nadeau è uscito Dans l’utérus du volcan, il suo primo romanzo direttamente scritto in francese.
Per una decina d’anni è stato corrispondente della pagina Arte del “Corriere della Sera”. È critico teatrale e letterario scomodo e intransigente.
formato 12 x 17 - pp. 128, € 13,00
Andrea Genovese
IDILLI DI MESSINA, folgore e melma
Nel 1882, Friedrich Nietzsche è in giro per l’Italia. Ai primi di aprile, a Napoli, come scrive in una lettera a un amico, «...con una decisione improvvisa, unico passaggero», si imbarca su di un cargo diretto a Messina. Visto che il 20 di quel mese è di nuovo a Roma, è difficile stabilire quanti giorni e per fare che il filosofo tedesco sia rimasto nella città dello stretto. Fatto è che a maggio di quello stesso anno sulla rivista del suo editore escono otto poesie col titolo Idyllen aus Messina. Ci vuole molta buona volontà per riconoscere, da vicino o da lontano, Messina in queste poesie. In maniera alquanto provocatoria, Andrea Genovese ha intitolato Idylles de Messine una raccolta di versi francesi pubblicata nel 1987 a Lione. Lama tagliente per Andrea Genovese la sua città natale, il cui paesaggio luminoso e numinoso è insidiato dall’incombere secolare della falce damoclea, col suo bagaglio di lutti e di tragedie. E appuntamento finale anche, che sembra già fissato sin dall’inizio della sua “odissea minima”. In più di sessant’anni di creatività in tre lingue, siciliana, italiana e francese, nei romanzi come nelle raccolte poetiche, navigando «tra le pieghe della storia, della mitologia, della geografia fisica e dell’anima lungo una rotta seminata di trappole linguistiche e metafisiche, dal cordone africale al cappello scandinavo», questo poeta mediterraneo non ha fatto che cantare e metaforizzare la sua Messina, madre e matrigna.
L’antologia qui presentata, tutti testi trascelti dalle sue raccolte edite, è un progetto che la nostra casa editrice si fa vanto di poter oggi realizzare, a testimonianza di un percorso poetico senza precedenti sin dalle prove giovanili, la cui freschezza sembra essere rimasta miracolosamente inalterata.
formato 12 x 17 - pp. 200, € 16,00
Vanni Ronsisvalle
ERRATA CORRIGE
ERRATA CORRIGE
Vanni Ronsisvalle, a Sicilian poet whose work merits serious attention, followed my "advice to the young " to the letter.
Ezra Pound
Vanni: un'ottica letteraria che affascina; dalla lezione di Pound, che è un grandissimo poeta, passiamo attraverso Montale ad un clima di Giubbe Rosse rivisitate. Ed è per questo che penso come questa raccolta - che si presenta esibendola sorridendo con il dubbio dell'errore da rimediare (Errata corrige) - questo libro di versi sia come un romanzo, minuscole storie all'interno di una grandissima storia. [...] (dalla Nota di Alain Elkann)
Vanni Ronsisvalle (Messina, 1931) è autore di romanzi, racconti, testi teatrali, radiodrammi, inclini all'epica documentaria ed alla rappresentazione poetico/fantastica del mondo. Documentarista, inviato speciale, ideatore di rubriche di attualità culturali radiotelevisive realizza in Africa, Asia, Medio Oriente, Stati Uniti, Canada, America Latina, ritratti anticonvenzionali di protagonisti — eccellenti e no — dell'arte, della letteratura, della politica; dai guerriglieri di Sendero Luminoso ai mercanti criminali della droga del Triangolo d'Oro — Tailandia, Laos e Birmania — ai contemplativi monaci buddisti di Chan Raj. Per l'Enciclopedia Treccani realizza, tra scrittura e indagine filmica nelle grandi opere pittoriche, le monografie su Lorenzo Ghiberti, Paolo Uccello e il Beato Angelico. Collabora a "Il Giorno", "La Stampa", "Italia Oggi", "Il Messaggero", "L'Informazione", "Il Corriere della Sera", "L'Unità"; con saggi e racconti a: "Il Mondo" di Pannunzio, "La Fiera Letteraria", "Il Caffè" di Gian Battista Vicari, "L'Europa", "Prospetti", "Quartiere", "Civiltà delle Macchine". Professore a contratto in Scienze della Comunicazione/Scuola di Giornalismo dell'Università di Salerno, è consigliere d'amministrazione onorario e presidente del Comitato Scientifico della Fondazione Famiglia Piccolo di Calanovella.
formato 12 x 17 - pp. 104, € 14,00
Dante Alighieri
LA DIVINA COMMEDIA
LA DIVINA COMMEDIA
in siciliano
Traduzione di Tommaso Cannizzaro
La ragione della traduzione, la sua storia, i criteri con cui essa è stata condotta e le note filologiche sono dell’introduzione, che per tale motivo viene ripubblicata per intero. Il convincimento che l’opera costituisce di per sé un commento al divino poema ed è prova eccellente della validità del nostro dialetto pur nel cimento aulico ed illustre, mi ha fatto suo tenace sostenitore. Pertanto mi auguro che quest’altro saggio della mia fatica, spesa a tenere sveglio il ricordo del poeta peloritano, possa almeno cogliere l’accettazione di quanti come me hanno desiderato a lungo ed invano di avere una copia della sua traduzione in siciliano del divino poema. Agli studiosi ed al popolo di Sicilia ho voluto riproporre un lavoro pregevole scarsamente conservato, perché non sia disperso: questo solo, se non altro, è già motivo di mia soddisfazione. (Nino Falcone)
Tommaso Cannizzaro (Messina 1836 - 1921) frequentò le lezioni di letteratura e filosofia dei più noti docenti messinesi del tempo. Da autodidatta si dedicò agli studi classici e delle lingue e letterature moderne europee, acquistando piena padronanza del francese, del portoghese, dello spagnolo, dell'inglese, del tedesco, del russo, del danese, dello svedese, dell'ungherese, e di alcune lingue orientali antiche e moderne.
Dopo un primo viaggio in Italia, nel 1860 seguì Garibaldi tra i Cacciatori del Faro. Morto il padre, e in seguito il fratello, dovette dedicarsi, con scarsissimi risultati, all'economia del ricco patrimonio familiare.
Nel 1862 diede alle stampe, a sue spese e con distribuzione gratuita, le prime pubblicazioni (Le voisin, Ore segrete): la scelta di divulgare gratuitamente le sue opere fu una costante nella sua vita.
Morta la madre, nel '63 viaggiò per l'Europa, allacciando numerose relazioni con i più illustri letterati del tempo; fu ospite, in Francia, di V. Hugo con cui strinse una profonda amicizia che influenzò la produzione letteraria nonché gli atteggiamenti politici.
Stabilitosi definitivamente a Messina, sposò Maria Kubli, dalla quale ebbe sei figlie e un figlio. Dal 1868 al 1876 si stabilì nelle sue proprietà agricole, appassionandosi allo studio delle scienze naturali e della filosofia, dedicandosi alla raccolta di tradizioni popolari messinesi (una vasta raccolta inedita di Canti popolari è in corso di stampa per la Pungitopo editrice) e costituendo una ricchissima biblioteca di letteratura italiana e straniera. Acquistò infine una tipografia nella quale pubblicò quasi tutte le sue opere (In solitudine, Carmina, Foglie morte, Epines et roses, Cianfrusaglie, Tramonti, Uragani, Cinis, Quies, Vox rerum).
Malgrado i problemi alla vista da cui fu afflitto a partire dal 1890, nel 1904 pubblicò la traduzione in siciliano della Divina Commedia. Dopo il terremoto del 1908 si trasferì a Catania, dove pubblicò Irrealtà e Etoiles pâlies e il trattato filosofico De la popolarité universelle.
Dopo il 1914, anno in cui morì l'unico figlio maschio, il Comune di Messina acquistò la sua preziosa biblioteca per sopperire alle difficoltà economiche. «[...] quasi sconosciuto a Messina per la sua vita estremamente ritirata, fu largamente noto ai dotti e letterati di tanta parte dell'Europa» e morì nella sua città natale il 25 agosto del 1921.
Un quadro completo della sua vastissima produzione poetica, letteraria, saggistica e di traduzione, qui difficilmente ospitabile, si può consultare nell'ampio saggio introduttivo di Nino Falcone e su diversi siti on-line.
formato 17 x 24 - pp. 560, € 35,00
Francesco Siciliano Mangone
PARTIZIONE
PARTIZIONE
del visibile del dicibile
Un viaggio fatto a Malta nel 1996, la visita a La Valletta della casa museo della Marquise de Piro, una precedente visita a Bologna d'una mostra di Giorgio Morandi, con ricostruzione del suo atelier. così che una prima correlazione oggettiva tra i cristalli, gli arredi della nobildonna e i materiali di risulta usati dal maestro, lascia il campo a una ricostruzione allegorica tra museo e laboratorio, tra valore di scambio e valore d'uso.
Nel tempo, queste immagini dialettiche ritornano e saranno il campo entro cui si svolgono le complesse correlazioni di tempo e spazio di Partizione -del visibile del dicibile-.
Francesco Siciliano Mangone è nato e vive a Trebisacce. cittadina di origine enotria sul mare Jonio cosentino.
Nel tempo ha pubblicato silloge di poesie; un saggio di critica letteraria: un testo teatrale. Le ultime pubblicazioni riguardano romanzi: Schnellboot S-57, 2009; Jonion, 2011; 1961, le vacche di Fanfani, 2012; Misura Minore. 2016: Il maestro illecito 2017; La spazzola dell'ingegnere, 2019.
formato 12 x 17 - pp. 104, € 13,00
Maria Costa
POESIE E PROSE SICILIANE
Riflettendo sulla cifra complessiva di questa straordinaria cantrice della lingua siciliana, vien fatto di pensare al teatro epico di Bertolt Brecht, ossia di una messa in scena che persegue la produzione di conoscenza presso i suoi fruitori attraverso la narrazione critica di fatti e situazioni, con caratteristiche tali da suscitare una trasformazione della realtà. Per Maria Costa tale obiettivo veniva perseguito nel senso del tentativo di ricucire attraverso la poesia universi esistenziali altrimenti irrelati e disgiunti, promuovendo un sentimento del tempo, una volontà consapevole di memoria e l’impegnativo esercizio di tornare a ri-sillabare identità possibili.
Sotto tale prospettiva, il mondo poetico di Maria Costa, l’universo perduto di cui aveva ritagliato per sé il ruolo di custode, al di là dell’effetto di straniamento che suscitava negli ascoltatori il dipanarsi di moduli recitativi assai lontani dal “qui e ora” che caratterizza la nostra – ahimè povera – modernità, continua a ricordarci che quel mondo ancora ci interpella, che il grumo poetico che ne veicolava la fruizione è frutto di nodi irrisolti nella storia delle classi subalterne italiane lungo l’intero arco del XX secolo. Che, insomma, di fronte a tale poesia dovremmo tutti prendere coscienza che “de re nostra agitur”. [...]
Maria Costa, nata da una famiglia di pescatori, vissuta e morta a Messina (15 dicembre 1926 - 7 settembre 2016), Maria Costa ha sviluppato assai presto una duplice attitudine di poetessa popolare e di portatrice attiva di uno sterminato patrimonio di memorie orali. Residente nel piccolo borgo tradizionale di Case Basse in località “Paradiso” a Messina, questa straordinaria custode del patrimonio fiabistico, mitologico e letterario messinese è divenuta negli anni punto di riferimento per linguisti, antropologi, studiosi di tradizioni marinare, dialettologi, storici della letteratura popolare; parte del patrimonio dialettologico e lessicale posseduto da Maria Costa è stato ad esempio utilizzato nella redazione di singoli lemmi del Vocabolario Siciliano fondato da Giorgio Piccitto e diretto da Giovanni Tropea [...]
Nel corso della sua lunga attività poetica ha pubblicato volumi di poesie, oltre a racconti e storie di vita attinti al patrimonio orale di cui conservava prodigiosa memoria, nei quali rivive lo spirito della cultura tradizionale messinese pre-terremoto nelle sue più genuine declinazioni lessicali, antropologiche, espressive. Le principali sue raccolte sono: Farfalle serali (1978), Mosaico (1980), ’A prova ’ill’ovu (Patti, 1989), Cavaddu ’i coppi (Patti, 1993), Scinnenti e muntanti (Messina, 2003), Ventu cavalèri (Messina, 2005), Mari e maretta (Messina, 2010), Àbbiru maistru (Patti 2013). Vero e proprio archivio vivente della memoria storica peloritana, Maria Costa è stata molto conosciuta e apprezzata anche fuori della Sicilia per le frequenti apparizioni in festival di poesia, spettacoli teatrali e manifestazioni culturali di varia natura, in cui aveva modo di esibire le sue straordinarie doti di affabulatrice e di interprete. Negli anni ha ricevuto, tra gli altri, i premi Vann’Antò, Lisicon, Bizzeffi, Tindari, Colapesce, Poesia da contatto, Montalbano, Maria Messina, infine il prestigioso Ignazio Buttitta. Su di lei, o con lei quale significativa voce poetica dello Stretto, sono stati realizzati numerosissimi documentari da parte di registi giapponesi, tedeschi, francesi, etc., e in Sicilia da Fabio Schifilliti (Come le onde) e da Antonello Irrera (Feedback Colapesce - Flusso Luminoso); sono inoltre stati pubblicati, a cura di Mario Sarica per conto dell’Associazione Culturale Kiklos, due album contenenti poesie direttamente da lei recitate (U me regnu è u puitari, 2008, e I ràdichi dâ me terra, 2012). Intellettuali e studiosi come Giuseppe Cavarra, Sergio Bonanzinga, Sergio Di Giacomo, Nino e Lucio Falcone, Giuseppe Rando, Giuseppe Ruggeri si sono occupati di questa poetessa dedicandole articoli, studi, iniziative editoriali.
Le città di Messina e di Reggio Calabria, il mondo accademico, numerose associazioni sparse in Sicilia hanno finora tributato ampi riconoscimenti al valore poetico e civile della figura, della vita e dell’intera produzione poetica e fabulatoria di Maria Costa.
Nel 2006, [...] è stata iscritta nel Registro delle Eredità Immateriali, quale “Tesoro Umano Vivente”, proprio per il fatto di essere l’unica detentrice, e custode, di un repertorio lessicale riconducibile al dialetto peloritano ottocentesco, del quale si è ormai smarrita la memoria. [...]
(dall’Introduzione di Sergio Todesco)
formato 15 x 21 - pp. 496, € 30,00
Salvatore Bommarito
CANTUNERA SCIROCCU
«Nell'affidare questa mia raccolta di poesia dialettale al giudizio dei lettori, mi servirò di una onesta carta da pacchi, trattenuta da un filo di spago. Mi limiterò cioè a suggerire appena il tema dell'incontro, senza appassionate letture: il fuoco e il pane innanzi tutto e non il fuoco che riscalda, ma quello che brucia e incenerisce... né solo il pane umile e abbandonato "cunurtatu d'i cani, arrusicatu d'i surci, pizzuliatu di l'aceddi", ma quello fatto di insipienza pigrizia e incoerenza, perché come dice il proverbio cu oppi focu campàu cu appi pani murìu. Ho diviso queste due strade, rintracciandole quotidianamente e proponendole sottovoce, con toni a volte espressionistici per sottolinearne una sorta di magico realismo. Lo stesso Cola Pesce, che introduce la rappresentazione, non è solo un progetto mitico e la rassegnata toppa salvifica di una colonna incrinata, ma rende tangibile la ribellione di chi viene celebrato in processioni di facciata. Su quant'altro da argomentare, siamo certi che provvederà il lettore... mentre da parte nostra chiuderemmo questa breve nota solo con qualche ringraziamento: all'editore Lucio Falcone che ha ospitato l'opera, a Salvatore Di Marco e alla poetessa Ombretta Ciumelli per i generosi consigli». (S.B.)
Salvatore Bommarito (Balestrate, 1952), conseguita la maturità classica e la laurea in Medicina e Chirurgia, si è specializzato in Reumatologia. Da sempre ha coltivato interessi letterari e sue poesie sono apparse in diverse antologie del premio Marineo e su riviste specializzate: "Periferie", "Voci Dialettali", "Poeti e Poesia" (7 poeti scelti da Elio Pecora). Nel 2012 ha pubblicato la prima raccolta in dialetto Vìnnigna d'ùmmiri (premio Ischitella da inedito, premi Arenella Città di Palermo e Marineo). Nel 2015 è stato inserito nella antologia Dialetto lingua della poesia (Edizioni Cofine Roma).
formato 12 x 17 - pp. 112, € 13,00
Beniamino Biondi
ANTIPOEMI
Beniamino Biondi è nato il 12 maggio 1977 ad Agrigento. Poeta e saggista, collabora con importanti riviste di letteratura e critica cinematografica, cura rassegne di cinema d'autore e svolge attività di drammaturgo e regista teatrale. Inoltre partecipa come relatore a numerosi convegni e giornate di studio. Ha curato l'edizione delle poesie complete del filosofo Aldo Braibanti. Ha pubblicato opere di poesia, teatro, cinema, filosofia e critica letteraria.
formato 12 x 17 - pp. 84, € 10,00
Giovanni Torres La Torre
ARABA FENICE
ARABA FENICE
Poesie (2014-2015)
[...] sono dunque intimamente legati alla storia dell'uomo e alle storie del mondo questi versi di Torres La Torre, inno alla sacralità della vita, invitano a riscoprire attraverso l'arte la bellezza che è nelle cose, la vivacità metamorfica della vita intessuta dalla morte, il segreto che si cela nel dischiudersi di un fiore, nel passaggio dalle ceneri alla rinascita della fenice, mimesi del processo artistico di approssimazione al mondo, tensione verso un sistema concettuale esaustivo che inglobi tutti gli elementi sfuggenti della realtà di cui siamo parte. In ultima analisi altro non è la poesia che un quesito, il suo ruolo anche in tempi bui è quello di interrogare le coscienze, ricerca incessante fra il mistero della vita.
(dall'Introduzione di Marika Gacioppo)
Giovanni Torres La Torre (San Piero Patti, 1937) vive a Capo d'Orlando. Pittore, scultore e operatore culturale, ha esordito nel 1963 con Il gioco si corregge, edito da Guanda.
Altre opere: Per i bambini uccisi nel Vietnam (Tip. Progresso, 1966), Bandiere di fili di paglia (Arci-Sicilia, 1978), Siciliane (il Vertice/ Libri, 1981, pref. di A. Cremona), Fanfara di silenzio (Il Vertice/Libri, 1986, poesie, pref. di S. Lanuzza), Girotondo di farfalle (Prova d'Autore, 1989, pref. di S. Ramat), Carta randagia (Prova d'Autore, 1991, pref. di F. Di Legami), Il bosco della memoria (Prova d'Autore, 2005, pref. di S. Lanuzza), Con patir di cuore (Pungitopo, 2008), Teatro viaggiante (Pungitopo, 2009, pref. di G. Amoroso), Luna visionaria, (Prova d'Autore, 2015, pref. di Stefano Lanuzza).
formato 12 x 17 - pp. 160, € 15,00
Nicola Romano
VORAGINI ED APPIGLI
VORAGINI ED APPIGLI
Con il suo caratteristico tono sobriamente dissonante, a metà tra il calligrafismo e la didascalia stilizzata, questa raccolta di Nicola Romano si rifugia nell'elegante fattura del settenario come per prendere le distanze da tutto ciò che non può entrare in quel metro breve. L'autore non si limita ad una mera «discesa culturale» di bachtiniana memoria nella poesia italiana, opera anche una «risalita» attraverso una poesia che sospende la «normalità», la «rovescia» ma, rovesciandola, la lascia intatta, anzi, la rende maggiormente visibile, la invita a sopravvivere, non a «rigenerarsi», perché Romano è un poeta dei nostri tempi, un poeta disilluso che ha smesso da tempo di credere. È questo che mi sento di dire alla poesia in argomento, che la sua ironizzazione, effervescente e minimale, lascia la poesia al suo posto e la società nel suo, ciascuna nel proprio ruolo poiché entrambe estranee l'una all'altra. (Giorgio Linguaglossa)
Nicola Romano vive ed opera a Palermo. Giornalista pubblicista, è stato condirettore del periodico "insiemenell'arte" e attualmente collabora a quotidiani e periodici con articoli d'interesse sociale e culturale. Con opere edite ed inedite è risultato vincitore di diversi concorsi nazionali di poesia. Alcuni suoi testi hanno trovato traduzione su riviste spagnole, irlandesi e romene. Con il circuito itinerante de "La Bellezza e la rovina" ha recentemente partecipato a letture insieme a noti poeti italiani.
Ha pubblicato le seguenti raccolte di poesia: I faraglioni della mente (Vittorietti, 1983); Amori con la luna (La bottega di Hefesto, 1985); Tonfi (Il Vertice, 1986); Visibilità discreta (Ed. del Leone, 1989); Estremo niente (Il Messaggio, 1992); Fescennino per Palermo (Ila Palma, 1993); Questioni d'anima (Bastogi, 1995); Elogio de los labios (C.Vitale, Barcelona, 1995); Malva e linosa, haiku (La Centona, 1996); Bagagli smarriti (Scettro del Re, 2000); Tocchi e rintocchi (Quaderni di Arenaria, 2003); Gobba a levante (Pungitopo, 2011).
formato 12 x 17 - pp. 64, € 10,00
Natale Tedesco
UN'OFFERTA AL PASSANTE
Natale Tedesco è stato un sapiente lettore e un penetrante interprete della poesia del Novecento. La sua capacità di comprenderla, cogliendo ogni volta la dialettica per lui imprescindibile tra "invenzioni formali" e "strutture conoscitive", era anche l'esito di un amore che si era espresso nella giovinezza in un personale esercizio poetico. E i suoi saggi su Gozzano, Quasimodo, Montale, Sereni, Piccolo non solo danno prova di indubbie doti critiche, ma fanno intuire una sedimentata intimità con la poesia. A questa egli era tornato, dopo l'esordio degli anni Cinquanta salutato dal Premio Castellammare di Stabia, soprattutto con un gruppo di versi scritti in viaggio. In essi l'ispirazione odeporica si sostanziava in una poesia che catturava particolari della realtà per condensarvi un sentimento della vita e del suo misterioso accadere. Lo sguardo inquieto e partecipe dell'io poetante si era negli ultimi tempi posato sempre più sulle manifestazioni semplici e quotidiane della realtà traendone piccole gemme da offrire, come il rampicante di una sua poesia, al passante. Io ho avuto il privilegio di sentirgliele recitare appena composte, di trascriverne alcune sotto sua dettatura e di raccoglierle per prima in un taccuino gelosamente custodito. Ora con questo libretto Natale può finalmente offrire, come di sicuro avrebbe desiderato, i suoi versi — che coniugano in modo mirabile intensità e levità — a tutti coloro che amano la poesia. (Mimi Perrone Tedesco)
Natale Tedesco nasce a Palermo, il 13 giugno 1931, ma trascorre gli anni decisivi della sua formazione a Napoli alla luce del magistero di Salvatore Battaglia. La sua indagine critica ha spaziato dal Trecento alla più stretta contemporaneità. Miliari rimangono La condizione crepuscolare (1970) e La norma del negativo. De Roberto e il realismo analitico (1981). Ai suoi studi su Svevo risalgono le riflessioni sul peculiare valore 'tematico' dell'autobiografismo novecentesco. Su tali nuove acquisizioni si fonda La coscienza letteraria del Novecento (1999) indagata, nel volume eponimo, attraverso le esperienze esemplari di Gozzano, Borgese, Montale, Sereni, Pasolini, di cui coglie, anche grazie a frequentazioni dirette e rapporti epistolari, ragioni esistenziali ed artistiche. Vita e arte, tradizione e innovazione, Sicilia ed Europa, identità e diversità sono le coordinate entro cui si delinea la sua geografia storica della letteratura così come prende corpo nei saggi confluiti nell'Occhio e la memoria. Interventi sulla letteratura italiana (2009). Cultore raffinato di cinema e storia dell'arte ha scritto saggi significativi su Luchino Visconti, su Renato Guttuso, Bruno Caruso, cui fu legato da amicizia e stima intellettuale, e su Villa Palagonia. Al poeta Lucio Piccolo è dedicata la monografia Lucio Piccolo. Cultura della crisi e dormiveglia mediterraneo (2003). Nel 2011 ha pubblicato la silloge di versi In viaggio nella collana "Licenze poetiche" dell'editore Nino Aragno. (Donatella La Monaca)
formato 12 x 17 - pp. 64, € 8,00
Nicola Romano
GOBBA A LEVANTE
[...] Ci si muove dentro la mitologia del quotidiano e nel suo paesaggio privilegiato, quello urbano con i suoi esterni, confinanti con il paesaggio naturale, sempre ai limiti di una follia che assedia gli uomini e i loro così detti civili agglomerati. Si tratta, è evidente, di una mitologia polemica nel segno delle felici sorti progressive di leopardiana memoria a partire da quella spontanea vena speculativa dell’autore iscritta in una quotidianità che si serve di tutto e di tutti, che sa recuperare e spremere a suo vantaggio qualsiasi prassi e fantasia per segnalare – appunto attraverso la poesia – la nevrotica rischiosa separazione dalla natura e dal suo nucleo vitale.
Paolo Ruffilli
Gae Sicari Ruffo
ASCOLTANDO IL MARE
Il mare è una straordinaria piattaforma della vita, dentro cui spiccare il salto, intravedere il fondo e scoprire il senso della sua storia, risalendo dai miti omerici fino alle tante vicende che contrassegnarono l’arrivo di nuovi conquistatori, di regni e di etnie [...]. Purtroppo nella più recente quotidianità il mare è divenuto sinonimo di migrazione, a cui sono connessi dolore, disagio e spesso tragedia [...]. Subentrano considerazioni di altro genere e il soliloquio lirico spesso muta in requisitoria che indaga, protesta e condanna [...]. La poesia allora svela tutta la malinconia di cui è pervasa per il tradimento dei principi su cui si fonda la società costituita, l’impossibilità di una pace vera e duratura, l’ambiguità delle circostanze che ci condizionano, la straziante preghiera di chi vuol vivere, ma vede già avvicinarsi la barca dell’estremo limite di Caronte.
Gae(tanina) Sicari Ruffo vive a Reggio Calabria. Già docente di Italiano, Latino e Storia, attualmente svolge attività giornalistica, collaborando con diverse riviste, promuovendo il Nuovo Umanesimo, movimento culturale calabrese. Si occupa di critica letteraria, storica e d’arte. Ha pubblicato i saggi Attualità della Filosofia di D.A. Cardone, in Utopia e Rivoluzione in Calabria (Pellegrini, 1992); La morte di Dio nella cultura del Novecento, in Il Santo e la Santità (Gangemi, 1993); La Congiura di Tommaso Campanella, in Quaderni di Nuovo Umanesimo (1995); Il Novecento nel segno della crisi, in Silarus (1996); Le donne e la memoria (Città del Sole Edizioni, 2006, Premio Omaggio alla Cultura di Villa San Giovanni); Il voto alle donne (Mond&Editori, 2009, Premio Internazionale Selezione Anguillara Sabazia). Suoi anche i testi narrativi Là dove l’ombra muore (racconti Premio Internazionale Nuove Lettere, 2010); Sotto le stelle (lulu.com, 2011); La fabbrica dei sogni (Biroccio, 2013). Questa è la sua prima raccolta di poesie.
formato 12 x 17 - pp. 72, € 10,00
Michele Cariglino
CRONICHE
L'anatomia della disfatta, sia personale che storica, è condotta da Cariglino mediante una tecnica versificatoria che elegge la reductio a norma, la capacità di asciugare (o persino prosciugare) qualsivoglia tentazione decorativa a condotta anzitutto morale prima che letteraria. È dalla presa di coscienza di questa inestinguibile consunzione — forse riflesso di un Io poetico che, di fronte alla sconfitta, può e deve far esperienza, per rinascere, dall'abisso — che si diparte un allontanamento silente dal "mito" stesso della poesia, e da quella tradizione lirica che, particolarmente nel nostro Paese, ha avuto un peso non indifferente.
Marco Gatto
Michele Cariglino (Benevento, 1981) è poeta e musicista. Laureato in filosofia presso l'Università di Napoli "Federico II", ha studiato chitarra presso il Conservatorio di Cosenza. Nel 2007 ha pubblicato la sua prima silloge, Irene lisergica (Edizioni del Convento), e l'anno successivo ha vinto il Premio "Città di Calopezzati" e il Premio Internazionale "Città di Castrovillari - Pollino". Sue poesie sono apparse su varie riviste, tra cui il trimestrale di letteratura italiana II fiacre n. 9.
formato
12 x 17 - pp. 64, € 7,50
Saverio Vasta
IL POSTO DELLE COSE
[...] Vasta le sue parole le sa collocare benissimo nello spazio e nel tempo, a volte fino al più impudente, delizioso virtuosismo formale, tale è la sicurezza che egli porta nell’arte di scrivere versi. Un’arte che si sostanzia di una serie di incroci in cui i consapevoli, doverosi omaggi alla grande tradizione poetica siciliana si mescolano con una linea “meridionalista” che inopinatamente ritorna dopo anni di immersione carsica. [...] È forse questo il sintomo più interessante e vitale del libro, se non altro perché consente a Saverio Vasta ulteriore sviluppo in direzioni per ora imprevedibili. [...]
Emilio Isgrò
Saverio Vasta è nato a Messina il 6 luglio 1977. Laureato in Scienze della comunicazione e giornalista pubblicista, ha svolto l’attività giornalistica per quotidiani, periodici e radio. Dopo cinque anni di collaborazione con la Gazzetta del Sud, si è trasferito a Roma dove lavora presso l’Ufficio Stampa e della comunicazione dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa). Ha esordito nel 2008 con il libro di poesia Lo spergiuro del gallo (Maremmi Editore Firenze).
formato 12 x 17 - pp. 64, € 10,00
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