A
quattro anni con la madre, 1914
Gillo
e Lalla Dorfles con amici a Spalato, anni '50
|
GILLO DORFLES
E' nato a Trieste nel 1910
da padre goriziano (la lamiglia e residente in Friuli sin dal '700)
e da madre genovese. Infanzia a Genova (in seguito alla Grande Guerra):
adolescenza a Trieste, dove frequenta il Iiceo classico; università
a Milano e Roma (laurea in medicina e specializzazione in psichiatria
all'Università di Pavia).
In
seguito sempre a Milano, a eccezione di lunghi soggiorni a Torino
(servizio di prima nomina in Nizza Cavalleria, epoca in cui inizia
a dipingere), a Firenze e a Lajatico, nel volterrano, e frequenti
viaggi all'estero (Inghilterra, Parigi, Jugoslavia, USA, Argentina,
Brasile, Messico, URSS, Giappone) quasi sempre in occasioni di congressi,
convegni o altre attivtà culturali (visiting professor nelle
Università di Cleveland, Buenos Aires, Città del Messico,
New York).
Libero docente e poi ordinario di estetica presso le Università
di Milano, Trieste, Cagliari. A partire dagli anni trenta svolge
intensa attivita di critica d'arte e Saggistica: "Rassegna
d'Italia", "Le Arti Plastiche", "La Fiera Letteraria",
"II Mondo", "Domus" - di cui è stato
vicedirettore - "Aut Aut" - di cui e stato redattore capo
- "The Studio", "The journal of Aesthetics".
Tra le opere principali:
Discorso teorico delle arti (1952), Architettura Moderna
(1951), Ultime tendenze dell'arte oggi (1961), Simbolo,
comunicazione, consumo (1962), Il disegno industriale e
la sua estetica ( 1963), Nuovi riti, nuovi miti( l965),
Estetica del mito (1967), Artificio e natura ( 1968), Il kitsch
(1968), Le oscillazioni del gusto (1970), Introduzione al disegno
industriale (1972), Il divenire della critica (1976), Mode e Modi
(1979), L'intervallo perduto (1980), La moda della moda (1980),
Materiali minimi 1985), Elogio della disarmonia (1986), Il feticcio
quotidiano (1989), Preferenze critiche (1993), Fatti e fattoidi
(1997).
Per le sue attività vince numerosi premi: Compasso d'oro,
Medaglia d'oro alla Triennale, Premio della critica internazionale
di Girona, Matchette Award for Aesthetics,Travel Grant for Leaders
and Specialistics, Ambrogino d'oro, Genoino d'oro. Sangiusto d'oro.
E' Accademico Onorario di Brera. membro della Academia del Diseno
di Città del Messico, Fellow della World Academy of Art and
Sciences, Dottore honoris causa del Politecnico di Milano
e dell'Universitad Autonoma di Città del Messico, Cittadino
Onorario di Paestum.
Riguardo all'attività pittorica, Gillo Dortles inizia a dipingere
nel 1934, anno in cui si reca a Dornach per seguire alcune conferenze
di ambito steineriano al Goetheanum. Nel primo dopoguerra, con Bruno
Munari, Atanasio Soldati e Gianni Monnet fonda il MAC (Movimento
Arte Concreta). Partecipa a tutte le mostre del gruppo in Italia
(Gallarate, Aosta, Torino, Milano, Modena) e all'estero (Austria,
Jugoslavia, Argentina, Cile, Francia). Tra le personali: Galleria
Wittenborn di New Work (1954), Studio Marconi di Milano (1986),
Spaziotemporaneo di Milano (1989), Galleria Editalia di Roma (1990),
Galleria il Vicolo di Genova ( 1991), Circolo Artistico di Bologna
(1992), Galleria Vismara di Milano (1992), Galleria Orti Sauli di
Genova (1994), Galleria Arcadia Nuova di Milano (1996), MMMAC di
Paestum (1997), Studio d'Arte Contemporanea Dabbeni di Lugano (1999),
sino alla grande esposizione al PAC di Milano (2001). A Torino ha
esposto alla Galleria Martano (2006), a Rovereto alla Galleria Transarte
(2006), a Palermo a Santa Cita (2006).
|
Gillo Dorfles fotografato
da Del Magro
|
Gillo
Dorfles dice...
"Deve
esserci un divertimento nella creazione, in qualsiasi tipo di creazione,
che si tratti di un romanzo o di un tappeto. Per me l'arte rappresenta
un grandissimo divertimento"
"Credo
che Schiller avesse ragione: l'istinto del gioco è veramente
una delle cose fondamentali nell'operazione artistica. Se l'arte
moderna si ricordasse più spesso di questo elemento giocoso
non ci sarebbero tante forme d'arte moderna noiose, pesanti, pedantesche"
"[…]
lavoravo solo a disegni perché l'università mi impegnava
molto. Quando avevo la cattedra in Sardegna ero costretto a viaggiare
e non avevo tempo per la pittura […] se avessi detto che dipingevo
quando partecipavo a un concorso per una cattedra, di sicuro non
l'avrei ottenuta [...] la pittura mi ha sempre interessato molto,
ma se ho mai tenuta nascosta questa sfaccettatura della mia personalità
è stato per ragioni pratiche. Solo quando mi sono sentito
sicuro che nessuno mi avrebbe portato via la cattedra, che qualsiasi
editore avrebbe accettato i miei libri, mi sono deciso a mostrare
i mie quadri."
"L'unico
periodo in cui ho dipinto in maniera scolastica è nei primi
anni in cui ero a Milano.
Ho fatto dei nudi, perfino. Erano mostruosi, orrendi, ma non più
brutti di quelli di Freud. Per fortuna li ho distrutti tutti"
"A
Milano ho avuto un primo battesimo pittorico perché assieme
a Munari, Monnet, Soldati ho fondato nel 1948 il MAC, Movimento
Arte Concreta, che ha avuto una certa importanza nel dopoguerra
perché ha preso in considerazione una pittura decisamente
astratta"
"Ho sempre cercato di trovare l'aspetto divertente anche nelle
situazioni un po' strane. In un podere in Toscana avevamo una vecchia
fornace nella quale, per tutta un'annata, abbiamo costruito le tegole
e gli embrici per coprire i tetti del paese, che era stato bombardato.
Contemporaneamente mi sono divertito a fare statue, vasi e oggetti
in creta che mettevo a cuocere insieme ai mattoni. Queste statuine
fatte in mezzo ai mattoni della ricostruzione sono rimaste una specie
di simbolo della rinascita"
"il
kitsch mi ha sempre interessato come fenomeno dei nostri
giorni. Nel kitsch c'è una varietà e una
fantasia alle volte molto maggiore di quella che c'è nelle
opere d'arte contemporanea"
"Nella
prima edizione del mio libro [Il kitsch. Antologia del cattivo
gusto] gli esempi erano il nanetto delle ville, la conchiglia
con il volto del Santo Padre, la venere d Milo in formato ridotto,
cioè tutta l'arte falsificata. Oggi ie cose sono molto cambiate:
quello che allora era kitsch e diventato arte. Arte compromessa
col cattivo gusto"
"La
prima domanda che mi ha fatto uno studente dopo che avevo parlato
della nostra arte contemporanea è stata: Senta, lei che è
così esperto nell'arte dei nostri giorni, mi potrebbe dire
quanto posso far pagare un mio quadro?"
"I
musei dovrebbero accogliere le opere soltanto quando l'artista è
ormai decisamente affermato. Invece ormai i giovani fanno dei quadri
giganteschi con l'idea di andare a finire al Guggenheim"
"Negli
anni '40 scrivevo poesie che riscuotevano un certo successo. Ricevettero
gli elogi di un Saba, di un Montale. Quando però mi resi
conto che non erano abbastanza buone, smisi di scriverne perché
mi sembrava assurdo tentare di diventare un grande poeta"
"Un
buon pittore non può non capire l'importanza della buona
cucina"
"Credo
[...] che l'uomo debba imparare a realizzare cose con le sue mani,
a cantare con la sua voce, a ballare con il suo corpo fin da piccolo,
fin dal giardino d'infanzia"
|