Caffè Letterario
Pungitopo

Saffo

 

 

 

ODI

Ad Afrodite

O mia Afrodite dal simulacro
colmo di fiori, tu che non hai morte,
figlia di Zeus, tu che intrecci inganni,
o dominatrice, ti supplico,
non forzare l’anima mia
con affanni né con dolore;

ma qui vieni. Altra volta la mia voce
udendo di lontano la preghiera
ascoltasti, e lasciata la casa del padre
sul carro d’oro venisti.

Leggiadri veloci uccelli
sulla nera terra ti. portarono,
dense agitando le ali per l’aria celeste.

E subito giunsero. E tu, o beata,
sorridendo nell’immortale volto
chiedesti del mio nuovo patire,
che cosa un’altra volta invocavo,

e che piú desideravo nell’inquieta anima mia.
« Chi vuoi che Pèito spinga al tuo amore,
Saffo? Chi ti offende?

Chi ora ti fugge, presto t’inseguirà,
chi non accetta doni, ne offrirà,
chi non ti ama, pure contro voglia,
presto ti amerà ».

Vieni a me anche ora;
liberami dai tormenti,
avvenga ciò che l’anima mia vuole:
aiutami, Afrodite.

Il giardino di Afrodite

Un boschetto di meli; su gli altari
bruciano incensi.
Mormora fresca l’acqua tra i rami
tacitamente; tutto il luogo è ombrato
di rose.

Stormiscono le fronde e ne discende
molle sopore.
E di fiori di loto come a festa
fiorito è il prato; esalano gli anèti
sapore di miele.

Questa è la tua dimora, Cipride:
qui tu recingi
le infule sacre, e in auree coppe versi
copiosamente,
nettare e gioia.

***
Io lungamente
ho parlato in sogno con Afrodite

Anattoria

Una schiera questi dirà di fanti
quello di cavalieri, che sulla nera
terra sia la cosa piú bella: io dico
ciò che innamora.

Prova posso darne facile a chi voglia:
quella che tanta copia vide
bella d’uomini, Elena, quasi fosse
l’ottimo, elesse

l’uomo per cui crollò la gloria di Troia;
né la figlia piú, né i parenti cari
ricordò; ma vinta d’amore, la trasse
Cipride lontano.

Facile travolgere un cuore di donna,
se, leggera, pone in oblio gli assenti;
ma, sebbene lontana non io mi scordo
mai d’Anattoria.

Oh, l’incesso vago di vedere lei,
oh, la luce fulgida del suo viso,
piú mi gradirebbe dei carri lidii,
di zuffe ed armi.

Ma si sa possibile non è che paga
ogni brama gli uomini facciano...

La tua veste mi fa tremare

Vieni, ti prego, Gòngila,
fiore di rosa,
nel tuo mantello di latte,
ancora a te dattorno volano
Poto e Peito
tanto sei bella.
Questa stessa tua veste,
a guardarla,
mi fa tremare; di gioia
rabbrividisco.


***

O mia Gongila, ti prego:
metti la tunica bianchissima
e vieni a me davanti: Io sempre
ti desidero bella nelle vesti.
Cosí adorna, fai tremare chi guarda;
e io ne godo, perché la tua bellezza
rimprovera Afrodite.
(Trad. S. Quasimodo)

Gioia d’amore

Beato è, come un dio,
chi davanti ti siede e ti ode,
e tu dici dolci parole e dolce-
mente sorridi.

Súbito mi sobbalza, appena
ti guardo, dentro nel petto il cuore,
voce piú non mi viene,
mi si spezza

la lingua, e una fiamma sottile
mi corre sotto la pelle,
con gli occhi piú niente vedo,
romba mi fanno

gli orecchi, sudore mi bagna,
tremore tutta mi prende,
piú verde dell’erba divento,
quasi mi sento,
o Agàllide, vicina a morire...

Plenilunio

Le stelle in torno della bella luna
celano il loro volto luminoso,
quando essa, piena, al colmo, sulla terra
tutta, risplende
argentea...

Le nozze di Ettore e Andromaca

Venne l’araldo correndo, il messaggero veloce
Idèo. E si fermò nel mezzo e disse:
« Udite. Fino alle terre di Ilio e di tutta
l’Asia si è sparsa questa gloria immortale.
Ettore e quanti gli sono compagni, da Tebe
sacra e dalle fonti del Placo perenni,
su navi e navi, per il salso mare,
scortano la molle Andromaca dagli occhi splendenti.
E molte recano armille d’oro, e molte
vesti di porpora, e stoffe a fiorami stupendi,
e molti recano colorati gioielli, e vasi
d’argento innumerevoli e candidi avori ».
Così disse l’araldo. Prontamente in piedi
si levò il padre. La novella corse
per le ampie vie della città, giunse agli amici.
Ed ecco le genti di Ilio a carri di agili ruote
aggiogano i muli. Vi salgono in folla
e madri e vergini di snelle caviglie.
Avanzano anche a lor volta su carri distinti
le figlie del re. Su cocchi ricurvi di guerra
attaccano i loro cavalli i giovani in arme.
Ettore e Andromaca sono simili a dèi.

e ora con grande corteggio muovono insieme
verso la sacra Ilio. Si odono cetre
e flauti di dolce suono e strepito
di eròtali; con acute voci le vergini
cantano un puro canto; eco di giubilo
ineffabile sale fino al cielo.
ovunque per le vie sono cratèri
fiale; e bruciano e si mescono profumi
e mirra di casia di olibano; e tutti,
uomini e donne, levano grida e canti.
E alto su tutti squilla il peana ad Apollo,
ad Apollo arciere, ad Apollo dalla bella lira;
e tutti cantano in coro Ettore ed Andromaca,
Ettore ed Andromaca simili agli dèi.

 

Amore

Scuote amore il mio cuore
come vento nei monti si abbatte su querce.



Eros purpureo

Scende dal cielo Eros
avvolto in una clàmide di porpora.


Sulle belle chiome

Tu, o Dice, sulle belle chiome metti ghirlande,
dalle tenere mani intrecciate con steli di aneto,
perché le Càriti felici accolgono
chi si orna di fiori: fuggono chi è senza ghirlande.


Vespro

Vespro, tutto riporti
quanto disperse la lucente aurora:
riporti la pecora, riporti la capra,
riporti il figlio alla madre.


Le Cretesi

Piena splendeva la luna
quando presso l'altare si fermarono:
...
e le Cretesi con armonia
sui piedi leggeri cominciarono,
spensierate, a girare intorno all'ara
sulla tenera erba appena nata.


Distacco


Morire vorrei, veramente.
In grande pianto ella mi lasciava.

E anche questo mi disse:
Ahimè, quale pena Saffo, io patisco,
con quanto dolore ti lascio.

E io a lei rispondevo:
Và, sii lieta, e ricordati
di me. Tu sai quanto bene ti volli.

E se non sai, che almeno
tu ti ricordi – facile sei a scordare –
quante cose dolci e belle godemmo insieme.

Molte corone di viole,
di rose intrecciate di salvie
di cerfogli, vicina a me tu cingevi,

e ghirlandette molte annodavi,
intorno al tuo tenero collo,
di fiori di primavera;

e di molto e lucido unguento,
stillato da fiori, e di nardo
regale la morbida chioma ti ungevi...

E ora non ci saranno piú danze
per noi, non ci saranno piú feste,
ora che siamo lontane,

né sacre selve, né belle
fonti, né suoni di cetra, né canti,
nella stagione di primavera.


Lontananza


Lontano, in Sardi, ella è,
ma qui abita sempre il suo cuore.

Quando eravamo insieme,
tu eri come dea per lei,
e il tuo cantare
era la sua gioia più grande.

Ora, tra le donne di Lidia,
brilla di bellezza, come,
caduto il sole,
splende la luna dalle dita di rosa,

tutte le stelle vincendo
e la sua luce posa
sul salso mare
e sopra le campagne fiorite,

e la fresca rugiada discende,
e si aprono le rose
e i teneri timi
e il melilòto in fiore.

E sempre, lontana, la cara
Attide rammentando,
di desideri si strugge
e tristezza le pesa sul cuore.

E alto grida che andiamo colà;
e il suo grido, attraverso il mare,
ce lo ridice
la notte dalle molte orecchie.


Dolce madre ...

Dolce madre,
non posso piú tessere la tela;
desiderio di un fanciullo mi ha vinta,
e la molle Afrodite.


EPITALAMI

Quanto disperse la lucente Aurora

Espero, tutto riporti
quanto disperse la lucente Aurora:
riporti la pecora,
riporti la capra,
ma non riporti la figlia alla madre.


Il guardiano della porta nuziale

Piedi di sette spanne
ha il portiere;
cinque bovi ci vollero
per le sue scarpe;
dieci calzolai
ci lavorarono.

Imeneo

In alto l’architrave,
Imeneo!
Su in alto levatelo, amici,
Imeneo!
È qui lo sposo simile ad Are,
Imeneo!
Di un uomo grande piú grande,
Imeneo!


Verginità

– Verginità, verginità
perché mi lasci, dove vai?
– Non piú verrò da te,
non piú verrò.


CANZONI NUZIALI

Coro di vergini, allo sposo:

Sposo felice, le nozze
che tu bramavi
sono compiute; la vergine
che tu bramavi
ora è con te.

Coro di giovani, alla sposa:

Di grazia il tuo aspetto
di miele i tuoi occhi,
spande amore il tuo volto soave;
a te sopra tutte le altre
dette suoi doni Afrodite.

Coro di vergini, allo sposo:

A chi, dolce sposo,
ti posso paragonare?
A un ramoscello snello
ti posso paragonare.

Giovani e vergini insieme:

Salve a te, sposa,
e a te,
sposo gentile,
piú volte salve.


Gelosia

Ecco che Amore di nuovo
mi dà tormento;
Amore che scioglie le membra,
Amore dolce e amaro,
fiera sottile e invincibile...

O Attide,
di volermi bene ti venne fastidio,
e vai da Andromeda.


La figlia di Saffo

Una figlietta bella io ho:
pare un fiorellino d’oro
la mia Clèide.
Per lei,
tutta darei la Lidia
e anche l’amata Lesbo.


Muore il tenero Adone

« Muore il tenero Adone, o Citera:
noi che faremo? »
« A lungo battetevi il petto, fanciulle,
e laceratevi le vesti. »


Ceci d’oro

Ceci d’oro crescevano
lungo le spiagge del mare.

Pungitopo pungitopo@pungitopo.com