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Santopalato, Lista del Primo Pranzo Futurista
Subito dopo la pubblicazione del Manifesto marinettiano i due futuristi
Fillìa e Nicolay Diulgheroff (autore nel '28 del celebre
marchio pubblicitario per l'Amaro Cora con la spirale rossa) presero
accordi con Angelo Giachino, proprietario di un ristorante a Torino,
per aprire quello che diventerà il luogo sacro destinato
ad incarnare in pieno gli ideali gastronomici del futurismo, appunto
la Taverna Santopalato. Il locale venne interamente ristrutturato
e decorato dagli stesi Fillìa e Diulgheroff, due grandi scatole
cubiche incastrate le une nelle altre e rivestite interamente, dal
soffitto al pavimento, di alluminio sabbiato, con colonne luminose
e alle pareti grandi occhi metallici che facevano pensare agli oblò
delle navi. Le portate furono ben 14 ideate da Fillìa e Paolo
Alcide Saladin in collaborazione coi cuochi Ernesto Piccinelli e
Celeste Burdese. Le riporto integralmente:
Lista del Primo Pranzo Futurista
Antipasto intuitivo
Aerovivanda - tattile, con rumori ed odori (ideata da Fillìa)
Brodo solare (ideato da Piccinelli Ernesto)
Tuttoriso - con vino e birra (ideato da Fillìa)
Carneplastico (ideato da Fillìa)
Ultravirile (ideato da P.A. Saladin)
Paesaggio alimentare (ideato da Angelo Giachino)
Mare d'Italia (ideato da Fillìa)
Insalata mediterranea (ideata da Burdese Celeste)
Pollofiat (ideato da Diulgheroff)
Equatore + Polo Nord (ideato da E. Prampolini)
Dolcelastico (ideato da Fillìa)
Reticolati del cielo (ideato da Mino Rosso)
Frutti d'Italia (composizione simultanea)
Vini Costa, Birra Metzger, Spumanti Cora, Amaro
Cora,
Caffè Miscela Sublime, Profumi Dory
Tutti i piatti sono eseguiti con la tecnica
futurista dei cuochi del Santopalato: Piccinelli Ernesto - Burdese
Celeste
Anche gli straordinari menù (30) furono all'altezza dell'estetica
e dell'arte futurista, realizzati a mano da alcuni dei maggiori
artisti del movimento marinettiano, Depero, Fillìa, Ugo Pozzo,
Prampolini, Balla, Oriani fino a Medardo Rosso. All'inaugurazione
erano presenti anche non futuristi come i pittori Felice Casorati,
Michele Guerrisi e Felice Vellan, lo scultore Alloati ed il critico
d'arte della "Gazzetta del Popolo" Emilio Zanzi.
L'intera prassi culinario-degustativa dei pranzi futuristi, compreso
ovviamente questo al Santopalato, prevedeva il coinvolgimento generale
di tutti i sensi con il relativo utilizzo di profumi ("Intanto
il riso all'acqua di Colonia o il brodo alla violetta saranno di
gran belle cose, ma con tutti quei profumi pareva di pranzare nei
gabinetti di toletta"), musiche e azioni tattili delle dita
che, oltre che prelevare direttamente il cibo senza l'utilizzo distraente
delle posate, dovevano passare alternativamente sopra a diverse
tipologie di materiali come stoffe (damasco e velluto) e carta vetrata:
"Sotto la direzione di Fillìa si sta preparando una
lista molto varia delle nuove combinazioni di alimenti. Uniti a
questi, avranno un'importanza non indifferente i profumi, le sorprese
e quanto altro serve, secondo i futuristi, a intensificare e a rallegrare
il gusto di un pranzo".
Una delle ricette più controverse, e che destò il
maggiore scalpore, fu il celebre Carneplastico ideato dallo stesso
Fillìa, una interpretazione sintetica dei paesaggi italiani,
composto da una grande polpetta cilindrica di carne di vitello arrostita
e ripiena di undici qualità diverse di verdure cotte. Questo
cilindro veniva poi disposto verticalmente nel centro del piatto
e incoronato da uno spessore di miele, quindi sostenuto alla base
da un anello di salsiccia che poggiava su tre sfere di carne di
pollo: "Racchiude simultaneamente i valori degli orti (11 verdure),
dei giardini (miele) e dei pascoli (tre tipi di carne) d'Italia.
Deve dare nello stesso momento il sapore di tutta la produzione
italiana. Inoltre, presentato verticale, reagisce al vecchio tipo
di piatto nazionale "la pastasciutta", di aspetto pauroso,
debole, antivirile e privo di ogni senso artistico". Da una
cronaca giornalistica dell'epoca: "Qualcuno all'arrivo del
Carneplastico insorge: ma questa è salsiccia!! C'era anche
ai tempi di Carlo Codega… Però Marinetti interviene
fulmineo: La salsiccia c'era. Ma è l'attuale applicazione
che conta. Prima era usata male"; anche Clara Grifoni, pur
dichiarandosi amica dei futuristi, scrisse di quella serata in maniera
assai critica: "Stasera ho subito il terzo lavaggio gastrico;
sembra però che i cuscinetti a sfere del Pollofiat non vogliano
assolutamente lasciare i miei intestini […]".
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