La fanciulla di Lesbo
La palla rossa
a me lancia Eros dai capelli d’oro
e con una fanciulla dai sandali a colori
mi spinge a giocare.
Ma essa ch’è di Lesbo dalle belle case,
sdegna me bianco già sul capo
e avida sospira per un altro.
Eros
Eros, come tagliatore d’alberi
mi colpì con una grande scure,
e mi riversò alla deriva
d’un torrente invernale.
***
Eros languido desidero cantare
coperto di ghirlande assai fiorite,
Eros che domina gli uomini, signore degli Dei.
Timore dell’Ade
Biancheggiano già le mie tempie
e calvo è il capo;
la cara giovinezza non è più,
e devastati sono i denti.
Della dolce vita ormai
mi resta breve tempo.
E spesso mi lamento
per timore dell’Ade.
Tremendo è l’abisso di Acheronte
e inesorabile la sua discesa:
perché chi vi precipita
è legge che più non risalga.
Vento
Vibra cupo il fogliame
del lauro e del verde pallido ulivo.
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