Alla foce dell’Ebro
Ebro, il più bello dei fiumi,
che nella Tracia con forte suono scorri
lungo terre famose pei cavalli,
al purpureo mare presso Aino tacito discendi.
E lì molte fanciulle muovono
molli sulle anche: con l’acqua chiara
nel palmo della mano, come con olio
addolciscono la pelle.
Già sulle rive dello Xantio
Già sulle rive dello Xantio ritornano i cavalli,
gli uccelli di palude scendono dal cielo,
dalle cime dei monti
si libera azzurra fredda l’acqua e la vite
fiorisce e la verde canna spunta.
Già nelle valli risuonano
canti di primavera.
La tempesta
Come dei venti spiri la furia
non so: ché un flutto da un lato volgesi,
da un altro l’altro; e noi nel mezzo
tratti via siam sulla nave nera,
troppo fiaccati dal nero turbine;
ché l’acqua il piede stringe dell’albero,
squarciata è già la vela tutta,
giù penzolandone grandi brani.
E già le funi cedono…
Ad Amore
… Iride
dai bei calzari, lo diè, terribile
fra i Numi, a luce: ché d’amore
si strinse Zefiro chioma d’oro.
Ora che Mirsilo
Ora bisogna bere;
ubriacarsi ora bisogna;
ora che Mirsilo è morto.
Solo il cardo è in fiore
Gonfiati di vino: già l’astro
che segna l’estate dal giro
celeste ritorna,
tutto è arso di sete,
e l’aria fùmica per la calura.
Acuta tra le foglie degli alberi
la dolce cicala di sotto le ali
fitto vibra il suo canto, quando
il sole a picco sgretola la terra.
Solo il cardo è in fiore:
le femmine hanno avido il sesso,
i maschi poco vigore, ora che Sirio
il capo dissecca e le ginocchia.
La conchiglia marina
O conchiglia marina, figlia
della pietra e del mare biancheggiante,
tu meravigli la mente dei fanciulli.
Salva la pelle
Disse all’araldo che recasse tale
novella in patria:
« È salvo Alceo, ma non l’armi di lui:
tener lo scudo
schermo dei colpi, gli Attici, e lo appesero
nel santuario
della Diva occhiazzurra.
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