Caffè Letterario
Pungitopo

Alceo

 

 

 

Alla foce dell’Ebro

Ebro, il più bello dei fiumi,
che nella Tracia con forte suono scorri
lungo terre famose pei cavalli,
al purpureo mare presso Aino tacito discendi.

E lì molte fanciulle muovono
molli sulle anche: con l’acqua chiara
nel palmo della mano, come con olio
addolciscono la pelle.

Già sulle rive dello Xantio

Già sulle rive dello Xantio ritornano i cavalli,
gli uccelli di palude scendono dal cielo,
dalle cime dei monti
si libera azzurra fredda l’acqua e la vite
fiorisce e la verde canna spunta.
Già nelle valli risuonano
canti di primavera.

La tempesta

Come dei venti spiri la furia
non so: ché un flutto da un lato volgesi,
da un altro l’altro; e noi nel mezzo
tratti via siam sulla nave nera,

troppo fiaccati dal nero turbine;
ché l’acqua il piede stringe dell’albero,
squarciata è già la vela tutta,
giù penzolandone grandi brani.

E già le funi cedono…

Ad Amore

… Iride
dai bei calzari, lo diè, terribile
fra i Numi, a luce: ché d’amore
si strinse Zefiro chioma d’oro.

Ora che Mirsilo

Ora bisogna bere;
ubriacarsi ora bisogna;
ora che Mirsilo è morto.

Solo il cardo è in fiore

Gonfiati di vino: già l’astro
che segna l’estate dal giro
celeste ritorna,
tutto è arso di sete,
e l’aria fùmica per la calura.

Acuta tra le foglie degli alberi
la dolce cicala di sotto le ali
fitto vibra il suo canto, quando
il sole a picco sgretola la terra.

Solo il cardo è in fiore:
le femmine hanno avido il sesso,
i maschi poco vigore, ora che Sirio
il capo dissecca e le ginocchia.

La conchiglia marina

O conchiglia marina, figlia
della pietra e del mare biancheggiante,
tu meravigli la mente dei fanciulli.

Salva la pelle

Disse all’araldo che recasse tale
novella in patria:
« È salvo Alceo, ma non l’armi di lui:
tener lo scudo
schermo dei colpi, gli Attici, e lo appesero
nel santuario
della Diva occhiazzurra.

   
Pungitopo pungitopo@pungitopo.com