CATALEPTON
Le dolcissime offerte
Quale vita, che dolcezza senza Afrodite d’oro?
Meglio morire quando non avrò più cari
gli amori segreti e il letto e le dolcissime offerte,
che di giovinezza sono i fiori effimeri
per gli uomini e le donne.
Quando viene la dolorosa vecchiaia
che rende l’uomo bello simile al brutto,
sempre nella mente lo consumano malvagi pensieri;
né più s’allieta guardando la luce del sole;
ma è odioso ai fanciulli e sprezzato dalle donne:
tanto grave Zeus volle la vecchiaia.
Al modo delle foglie
Al modo delle foglie che nel tempo
fiorito della primavera nascono
e ai raggi del sole rapide crescono,
noi simili a quelle per un attimo
abbiamo diletto del fiore dell’età
ignorando il bene e il male per dono dei Celesti.
Ma le nere dee ci stanno sempre a fianco,
l’una con il segno della grave vecchiaia
e l’altra della morte. Fulmineo
precipita il frutto di giovinezza,
come la luce d’un giorno sulla terra.
E quando il suo tempo è dileguato
è meglio la morte che la vita.
NANNÒ
Vecchiezza male immortale
A Titono concesse Zeus, immortale sciagura, la vecchiaia
che anche della morte molesta è più abbrividente.
Terrore della vecchiaia
Subito a rivi giú per le membra mi scorre il sudore,
e tremo, se contemplo di giovinezza il fiore,
pur cosí bello e soave: ché viver piú a lungo
dovrebbe.
Ma breve tempo dura la cara gioventú,
simile a sogno; e sopra la fronte ben presto si aggrava
la tediosa informe, la nemica vecchiezza,
priva d’onore, che l’uomo non piú conoscibile
rende,
lo avviluppa, gli offusca lo sguardo ed il pensiero.
Il giaciglio di Elios
Il Sole deve compiere ogni giorno
la sua fatica e non v’è píú respiro
pei cavalli e per lui, da quando Eos,
dita di rosa, dall’Oceano balza
all’orizzonte. Un concavo giaciglio
dolcissimo e prezioso d’oro, alato,
lavorato da Efesto, mentre dorme
lo porta dal paese delle Esperidi,
sul fior dell’acqua, rapido, agli Etiopi.
Qui il suo carro veloce coi cavalli
sta fermo finché, nata dal mattino,
Eos giunga. Allora sul suo cocchio
monta di nuovo il figlio di Iperione.
Coloni
... allor che Pilo lasciata, città di Nelèo
con le navi giungemmo d’Asia all’amabil terra,
e Colofone bella prendemmo, ché forze avevamo
sovrabbondanti; e qui principio ebbe il sopruso.
Poscia, oltre il fiume che lì separava le terre, balzammo
e Smirne eolia, in grazia dei Superi espugnammo.
SMIRNEIDE
I soldati lidii contro Smirne
Così essi, dopo la parola d’ordine del re, balzarono
in fitta siepe di concavi scudi.
Eroe d’altri tempi
Ben altre erano allora la forza sua, l’anima prode,
come io sentii narrare dagli avi miei, che lui
vider nel piano dell’Ermo, di frassino un’asta brandendo,
fugar le fitte schiere dei cavalieri lidi.
Mai non gli appose nota di biasimo Pàllade Atena,
che scarso fosse il vampo del cuor, quando fra i primi
della cruenta battaglie si fosse scagliato nell’urto,
rintuzzando le amare cuspidi dei nemici:
poi che non c’era di lui nell’esercito alcuno piú
prode,
per sostenere il cozzo della battaglia fiera,
quand’egli s’avventava, che un sole sembrava a vederlo.
|